"Troppe incertezze, chiudo Metano Faenza"

Stop dal primo ottobre al distributore di via Granarolo: "Costi alti e incognite, faremo il punto fra qualche mese"

Giorgio Baralli, titolare di ’Metano Faenza’, distributore in via Granarolo (Tedioli)

Giorgio Baralli, titolare di ’Metano Faenza’, distributore in via Granarolo (Tedioli)

Chiude dal primo ottobre la ‘Metano Faenza’ di via Granarolo: la corsa impazzita dei prezzi ha lasciato il suo storico titolare, Giorgio Baralli, senza altre scelte. "Con prezzi all’acquisto di 3,50 o 4,20 euro al chilogrammo non ha più senso per noi rimanere aperti. Nessuno verrebbe ad acquistare quando gli si prospetta un salasso simile". La serranda rimarrà abbassata per due o tre mesi, "poi valuteremo". Rispetto al passato i prezzi al consumo sono ormai completamente fuori asse: "Teniamo conto che fino a due anni fa il prezzo al consumo era di 0,99 euro. Questo vuol dire che chi possedeva un’auto paragonabile a una Fiat Panda poteva fare il pieno con 10 euro. Oggi gliene servono 23. Chi ha un’auto più grande, delle dimensioni di una Fiat Punto, ne spende più di 25. Il pieno di una vettura con più di cinque posti può arrivare a costare anche 50 euro. Non parliamo neppure delle cifre cui si arriverebbe con i prezzi a 3,50 o 4,20 euro".

Per il momento la chiusura decisa da Baralli è provvisoria: "I dipendenti sono stati messi in cassa integrazione. Non possiamo fare altro che aspettare, sperando che il governo ponga un freno agli aumenti. In caso contrario, la chiusura sarà definitiva. Comunque vada, i prezzi degli anni del boom delle auto a metano non torneranno, di questo possiamo stare certi". Il primo ottobre avrebbe dovuto rinnovare il contratto con il suo fornitore, siglato nell’aprile 2021: "la corsa dei prezzi è cominciata ben prima delle guerra in Ucraina. Già lo scorso ottobre notammo i primi aumenti. All’improvviso ci ritrovammo pieni di clienti da Ravenna e Forlì, fino a che, dopo qualche settimana, anche noi fummo costretti ad alzare i prezzi. A gennaio il metano ha tocca il picco, e da allora i prezzi sono più o meno rimasti stabili a quei livelli. Quando il prezzo all’acquisto ha toccato i 3,34 euro al chilogrammo, in agosto, qualche settimana fa, ho preso la decisione di chiudere. Con gli incassi devo pagare dipendenti e illuminazione: sarei stato costretto a vendere a 4,50 euro. Improponibile".

Molti si domanderanno, a questo punto, dove dovrà andare a rifornire l’auto chi abita a Faenza: "Immagino da un rivenditore che abbia un contratto a prezzo fisso con il suo fornitore. Non so di preciso quali contratti abbiano in essere gli altri rivenditori della città. Quel che posso dire è che quel tipo di contratti sono ormai rarissimi, in futuro si andrà sempre di più verso quelli a prezzi variabili. Il che significa che ogni giorno si registra la quotazione, e a fine mese si fa una media: sfido chiunque a proseguire un’attività davanti a incertezze simili. C’è chi chiede anticipi, anche a cinque o sei cifre, che vengono poi scalati dalle prime fatture: qualcuno deve spiegarmi come fa un rivenditore, in momenti come questi, a indovinare quanto incasserà. Incognite che ci hanno spinto alla chiusura".

Filippo Donati