Ravenna, raggirò cieca su polizza mutuo. Funzionaria di banca a processo

L’accusa: circonvenzione d’incapace. La difesa: operazioni regolari

NON VEDENTE La parte lesa del caso è una donna cieca

NON VEDENTE La parte lesa del caso è una donna cieca

Ravenna, 23 maggio 2018 - Cieca e con l’esigenza di aprire un mutuo per la casa. Quando è stato il momento di chiedere la polizza che coprisse il rischio malattia, si è fidata della funzionaria con la quale da 15 anni aveva a che fare. Salvo scoprire tempo dopo, in conseguenza di una patologia imprevista, che in realtà quella polizza non copriva le malattie. Una denuncia, quella presentata da una donna ravennate, che ieri mattina ha portato al rinvio a giudizio di una 54enne dipendente da oltre trent’anni di una filiale di Ravenna di uno dei maggiori gruppi bancari italiani.

Nel processo che si aprirà a inizio settembre, l’imputata dovrà rispondere di circonvenzione d’incapace in quanto – secondo quanto riportato nel capo d’imputazione – «per procurare un profitto alla compagnia assicurativa e a se stessa (le provvigioni), abusava dello stato di infermità delle cliente» per poi «rassicurarla ripetendole in più occasioni che così sarebbe stata del tutto assicurata rispetto alle malattie». E invece, già dalla prima pagina del prospetto assicurativo, era chiaro che non era così.

Davanti al gup Janos Barlotti e al pm d’udienza Cristina d’Aniello, la cliente si è costituita parte civile con l’avvocato Cristina Benasciutti chiedendo la copertura del mutuo e della polizza dal momento dell’accertamento della malattia. Perché lei oggi continua a pagare entrambi: se la polizza l’avesse coperta, si sarebbe già invece vista estinguere tutto.

La difesa – avvocati Manuela Mengucci e Gerardo Rucci – aveva chiesto il non luogo a procedere respingendo ogni addebito dato che sarebbe stata la cliente a chiedere quello specifico prodotto assicurativo; e comunque le sarebbe stato letto il documento che le era stato consegnato e per il quale aveva trenta giorni per informarsi meglio ed eventualmente recedere. In punta di diritto, sempre la difesa ha contestato l’inquadramento giuridico dato alla vicenda: ovvero non avrebbe in ogni caso dovuto essere di circonvenzione dato che una persona cieca non è comunque in stato di infermità psichica.

Secondo quanto esposto nella denuncia presentata a suo tempo in procura, la donna nel 2010 era stara riconosciuta «cieca assoluta» dall’apposita commissione Inps. Tre anni dopo aveva deciso di comperare un appartamento in città. E così si era rivolta alla sua banca per aprire un mutuo da 114 mila euro. A quel punto dalla funzionaria ora imputata – prosegue la denuncia – si era sentita proporre una polizza da 5.000 euro per la quale aveva chiesto apposito credito: tra spese e interessi, si era ritrovata con altri 9.000 euro da pagare. Ma alla luce di «raccomandazioni e consigli della funzionaria, fidandomi, mi convinsi a sottoscrivere». La funzionaria inoltre «compilò il questionario sulla mia situazione clinica senza leggermene il contenuto».

Di sicuro le condizioni di salute della cliente nel 2015 era peggiorate tanto da venire dichiarata dall’Inps inabile a qualsiasi attività lavorativa. Ma quando aveva chiesto all’assicurazione di intervenire, ecco la doccia fredda datata 29 ottobre 2015: quella polizia copriva le invalidità da infortunio ma non quelle da malattia.