Ravenna, ennesima truffa online. Indagato un 36 enne cittadino romeno.

Utilizzata la tecnica e-mail spoofing. Un'azienda ravennate è stata indotta a pagare due volte 3.300 euro per un soggiorno in un albergo olandese con il portale Booking.com

Truffa online

Truffa online

Ravenna, 10 marzo 2018 – Ennesima truffa online. T.V.I. 36 enne cittadino romeno, residente in provincia di Padova, è stato indagato in stato di libertà dalla Polizia di Stato per truffa e sostituzione di persona.

Un’azienda ravennate ha acquistato sul portale Booking.com, per alcuni dipendenti in trasferta – pagando regolarmente con carta di credito aziendale – un soggiorno in una struttura alberghiera olandese per un importo di 3.300 euro. Poco tempo dopo, la dipendente dell’azienda che aveva eseguito la transazione ha ricevuto sulla propria mail aziendale una e-mail, con dominio property.booking.com con la quale veniva informata che la prenotazione eseguita era stata sospesa fino al perfezionamento del pagamento che, con l’acquisto iniziale, non era andato a buon fine.

Per rendere maggiormente credibile la truffa, alla dipendente veniva anche indicata una chat online da utilizzare come help desk per la rapida risoluzione della vicenda. In seguito alla conversazione via chat, la dipendente è stata indotta a versare nuovamente la somma di altri 3.300 euro che sono stati versati su un Iban indicatole durante la conversazione. Solo successivamente alla ricezione degli estratti conto bancari della carta di credito utilizzata per perfezionare la prenotazione, l’azienda è venuta a conoscenza della truffa.

Sulla scorta di quanto denunciato dall’azienda, gli investigatori della Squadra Mobile della Questura sono riusciti, attraverso l’Iban, a identificare l’autore della truffa nel cittadino romeno 36enne. In sostanza, attraverso la tecnica detta e-mail spoofing (un attacco informatico che consiste nella creazione di mail con indirizzo del mittente contraffatto che viene comunemente usata per e-mail spam e phishing al fine di ingannare il destinatario circa l'origine del messaggio), la dipendente era stata indotta a credere di interagire con reali addetti del portale Booking.com.

L’attività d’indagine ha fatto emergere che lo straniero, per l’apertura del conto corrente sul quale faceva versare le somme di danaro truffate alle vittime, aveva utilizzato un documento di identificazione di una terza persona, estranea ai fatti, sul quale aveva poi applicato la propria fotografia, ragion per cui è stato anche denunciato per il reato di sostituzione di persona.