Ravenna, 1 giugno 2025 – Lerry Gnoli, 54 anni, è risultato positivo alla cocaina anche agli esami del sangue, non solo a quelli delle urine. Un riscontro inequivocabile, che almeno in parte smentisce la versione fornita dall’indagato durante l’interrogatorio fiume in Procura di venerdì, quando ha ammesso un consumo di cocaina, ma ha sostenuto che non sarebbe avvenuto in prossimità dell’incidente.

Il 24 maggio scorso, sulla spiaggia di Pinarella, Gnoli ha investito e ucciso alla guida di una ruspa Elisa Spadavecchia, 66 anni, insegnante in pensione di Vicenza, in vacanza con il marito, ufficiale dell’Arma in pensione, colpendola in retromarcia mentre la donna guardava il mare.
La positività anche agli esami ematici — effettuati presso il laboratorio di Pievesestina — indicherebbe un’assunzione recente e potenzialmente rilevante per la dinamica dell’investimento, rafforzando quindi la gravità della posizione dell’indagato, che almeno per il momento resta a piede libero con l’accusa di omicidio colposo. Tuttavia, l’avvocato di Gnoli, Vittorio Manes, precisa che alla difesa è stato comunicato formalmente solo l’esito del pretest urinario, che rileva la presenza della sostanza anche diversi giorni dopo l’assunzione.
Ma è proprio il test del sangue, considerato dirimente, a fare vacillare la ricostruzione dell’indagato. A pesare, inoltre, è anche un precedente specifico. Nel marzo 2022, Gnoli investì, uccidendolo, un anziano sulle strisce pedonali mentre era alla guida sotto effetto di cocaina. È stato condannato in via definitiva a due anni e mezzo, pena non ancora scontata: attende la decisione del Tribunale di sorveglianza su una possibile misura alternativa. Anche in quel caso negò l’assunzione immediata della sostanza e scelse il rito abbreviato, senza contestare i test per motivi di economia processuale. La patente gli era stata revocata dopo quell’incidente mortale.
Nonostante ciò, negli ultimi mesi aveva ripreso a lavorare formalmente per conto del figlio, a causa di problemi fiscali legati alla propria ditta. Secondo la cooperativa dei bagnini di Cervia, il cantiere risultava chiuso da venti giorni.
Gnoli sostiene invece di operare per incarico del committente abituale, il consorzio Consar, per sistemazioni post-mareggiata davanti alla colonia e in aree limitrofe. Quanto alla possibilità di guidare la ruspa senza patente, la difesa ha esibito documenti che attesterebbero abilitazioni all’uso di mezzi cingolati su aree demaniali, come le spiagge.
L’uomo lavora da decenni allo spianamento degli arenili e, secondo ambienti locali, la revoca della patente era nota anche alla coop bagnini. Infine, resta da chiarire un passaggio centrale della vicenda. Subito dopo l’impatto, Gnoli ha spostato il mezzo per circa 500 metri. Ha spiegato di averlo fatto per recuperare il cellulare, lasciato nel marsupio nell’area di sosta delle ruspe, per chiamare i soccorsi. Un testimone aveva tentato di fermarlo, temendo che compromettesse la scena dell’incidente. L’indagato era comunque tornato a piedi sul posto subito dopo.