Ravenna, 28 aprile 2023 – Non solo le vessazioni domestiche. Ma lui, per ripicca, un giorno avrebbe ucciso il gatto della moglie pronunciando poi questa frase: "Guarda cosa ti faccio al tuo amore quando non mi stai a sentire o non mi guardi".
Per i fatti collocati il primo marzo dell’anno scorso a Roncalceci, ieri mattina davanti al giudice Cecilia Calandra è entrato nel vivo il processo che vede un ultra-trentenne di origine straniera e difeso dall’avvocato Luca Berger, imputato per uccisione di animale e maltrattamenti in famiglia. Parte civile, l’associazione Animal Protection nell’occasione rappresentata dall’avvocato Barbara Liverani e l’Enpa. A prendere la parola in aula, è stata proprio la moglie dell’accusato. A suo dire, lui – geloso e violento – in quel giorno di marzo aveva improvvisamente canalizzato la sua rabbia verso il gatto randagio a cui lei da qualche tempo dava da mangiare. L’animale si era evidentemente affezionato alla donna visto che sovente si ritrovava davanti alla sua porta.

E così lei pure quel giorno si era alzata per andare ad aprire e nutrirlo. È in quel momento che l’uomo – prosegue l’accusa – si era arrabbiato non sentendosi adeguatamente preso in considerazione dalla consorte. "Vedi? Guardi più il gatto di me…", la frase che aveva fatto da incipit alla successiva azione. E a quel punto, dopo averlo bloccato e afferrato con decisione, avrebbe soffocato l’animale: cioè lo avrebbe tirato da una parte per la testa e dall’altra per le zampe posteriori fino a farlo spirare. La donna ha riferito di avere visto la bestiola chiudere gli occhi; dopodiché il marito era sceso in giardino per scavare una buca. Per seppellirvi il gatto ormai esanime? Secondo la moglie sì, visto che da quel momento l’animale era scomparso. Un reato quello contestato all’imputato – ha fatto presente l’associazione nel suo atto di costituzione di parte civile – "che arreca di per sé un grave pregiudizio a tutti i membri" in quanto si ha a che fare con "violazioni di norme che tutelano gli animali".
Del resto l’associazione in questione, attiva in Italia da settant’anni – si legge nel documento – ha circa ottanta sedi locali distribuite anche in regione: vedi Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena, Parma, Piacenza e Reggio Emilia. Da ultimo, i danni – patrimoniali e non – sono stati quantificati in 10 mila euro.
a.col.