Un fronte di amministratori locali per ’salvare’ la cava a monte Tondo

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C’è un nuovo colpo di scena nella vicenda che vede intrecciarsi il destino della candidatura a Patrimonio dell’Umanità dei gessi emiliano-romagnoli e quello della cava di Monte Tondo. L’altro ieri il Comune di Casola Valsenio, con un voto del consiglio, ha dato mandato al sindaco Giorgio Sagrini di dare vita a un fronte di amministratori che porteranno una loro proposta di fronte alla commissaria Unesco. Inizialmente si era pensato che il Comune di Casola potesse votare direttamente l’opzione di escludere l’area di proprietà della Saint-Gobain dal perimetro della zona cuore della candidatura Unesco. Il voto, tuttavia, non è chiaro quali effetti concreti avrebbe potuto avere, considerando che il dossier di candidatura è già stato avallato da comuni, Regione e ministero dell’Ambiente. Con la decisione di martedì la rotta tracciata va in un’altra direzione: costituire un tavolo con gli amministratori (fra loro la sindaca riolese Federica Malavolti, il presidente dell’Unione dei comuni Massimo Isola, la Provincia, l’Ente Parchi e altre rappresentanze del mondo del lavoro) in modo da presentarsi all’incontro con la commissaria con in mano la proposta di escludere l’area di monte Tondo di proprietà della Saint-Gobain dalla ’core-zone’ della candidatura.

Il tempo stringe: all’arrivo della commissaria Gordana Beltram mancano ormai una manciata di giorni, dal momento che approderà in Emilia Romagna il 7 novembre. La ricercatrice slovena non incontrerà solo gli amministratori, ma anche il mondo delle associazioni ecologiste, fra cui gli agguerritissimi speleologi, decisi a combattere con l’obiettivo di inserire tutta l’area di monte Tondo nella ’core-zone’, come del resto recita il dossier di candidatura. Un incontro a tu per tu la cui rilevanza non è da sottovalutare: la commissaria, culturalmente cresciuta nel mondo della speleologia del Carso, vorrà avere garanzie nette circa il futuro del sistema carsico della grotta del Re Tiberio.

Si tratta di un habitat che gli speleologi studiano da secoli, importantissimo e molto famoso tra appassionati ed esperti del settore. Anche per questo gli speleologi non si danno per vinti: "per Monte Tondo non è ancora tutto perduto", giura la Federazione speleologica. "Gli altri amministratori coinvolti, da Reggio Emilia a Rimini, si facciano sentire, rialzino la testa. Il sistema carsico del Re Tiberio ha un peso specifico enorme nella candidatura: stanno rischiando di far saltare tutto, di deludere le aspettative di decine di territori dell’Emilia Romagna". Filippo Donati