Una storia strappalacrime per una truffa da 193mila euro

Due romene sono finite a giudizio per avere raggirato un settantenne ravennate raccontando di presunte vicende drammatiche. Ora una delle due è irreperibile

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Orfana di entrambi i genitori; con una sorellina disabile rimasta in Romania; abbandonata dal marito che si era tenuta la figlioletta con sé. E da ultimo, quel terreno sul groppo in Patria: una potenziale miniera di danaro ma difficile da vendere a causa di intoppi burocratici che si erano spalancati all’improvviso come bocche affamate di soldi. L’unica persona che le era rimasta accanto, era quella cugina tanto cara e tanto generosa la quale aveva accettato di ospitarla nel suo appartamento di Lido Adriano.

Un racconto tragico condito da suppliche e lacrime, capace di muovere a compassione un ultra-settantenne di Ravenna che aveva elargito alle due donne in appena due mesi tra il luglio e il settembre del 2018 la bellezza di 193 mila euro in bonifici bancari tra prestiti (mai onorati) e donazioni caritatevoli. Quanto accaduto, per il pm Cristina D’Aniello che ha coordinato le indagini dell’Arma ha un nome preciso: truffa in concorso. Tanto che le due donne – una 37enne e la sedicente cugina 30enne – sono finite a giudizio. Per la prima il processo per rito abbreviato davanti al giudice Roberta Bailetti partirà tra una settimana. La seconda risulta al momento irreperibile: finita cioè chissà dove.

L’uomo, un ex appartenente alle forze dell’ordine rimasto vedovo, quelle due donne le aveva incontrate per caso in un bar rivierasco. Come riferito davanti ai carabinieri della locale Stazione, era l’inizio del luglio 2018: e la prima volta aveva scambiato con loro un paio di chiacchiere. Poi le due erano tornate in quello stesso bar e la 37enne aveva iniziato a sciorinare la sua triste storia tra disgrazie familiari e disavventure economiche, forte in quella sua presunta messinscena del puntello offertole dalla sedicente cugina. Magari per quella donna era maturata più che una semplice amicizia: di fatto l’uomo aveva spiegato di avere avuto solo in un’occasione un rapporto amoroso con lei. Per certo si era affezionato alla sua causa: e altrimenti perché versarle un primo bonifico da 18 mila euro affinché – come sosteneva la donna – l’ex marito rilasciasse la figlioletta? Primi fili di una ragnatela di bonifici che si era infittita attorno a un terreno: quello che la 37enne aveva dichiarato di possedere in Romania e di volere vendere. Voleva comperarlo un italiano per 180 mila euro, poi si era fatto avanti un secondo italiano per 350 mila euro: e allora era stato annullato il primo contratto.

Ma quando lei era andata in banca per chiudere la compravendita, aveva scoperto – diceva - che i conti erano stati bloccati a causa di un debito di 27 mila euro per un mutuo dell’ex marito mai estinto. Toccava insomma pagare quei soldi… Così era stato fatto: e il circolo vizioso dei pagamenti era proseguito fino a quando nel teatrino della compravendita, era spuntato un nuovo personaggio: un compratore tedesco disposto a pagare 390 mila euro.

A quel punto il ravennate, soprattutto grazie all’intervento di una familiare, aveva detto no e si era convinto a presentare denuncia.

Dalla conseguenti verifiche, è emerso uno scenario davvero inquietante: quello di batterie di intraprendenti donne dell’est europeo sparse per il territorio a caccia di anziani da agganciare per strada o nei bar e da spremere con truffe strappalacrime

Andrea Colombari