Una targa per Perissinotto. Il custode del campo scuola

Originario di Eraclea, in provincia di Venezia, si trasferì in città dove ricoprì il ruolo. Domani alle 11 in via Falconieri, oltre alla figlia Renata, tanti sportivi.

Una targa per Perissinotto. Il custode del campo scuola

Originario di Eraclea, in provincia di Venezia, si trasferì in città dove ricoprì il ruolo. Domani alle 11 in via Falconieri, oltre alla figlia Renata, tanti sportivi.

Domattina, alle 11, al Campo scuola ‘Marfoglia’, verrà scoperta una targa in ricordo di Guido Perissinotto, storico (e unico) custode dell’impianto di via Falconieri per almeno cinque lustri, dove ha vissuto da metà degli anni Sessanta fino alla fine degli anni Ottanta. Perissinotto, originario di Eraclea, in provincia di Venezia, dopo aver vinto un concorso, si trasferì nella nostra città con la moglie Elena Pierina Trevisiol, proprio in concomitanza con l’inaugurazione del campo di atletica leggera, che avvenne poco prima dello stadio Benelli. Alla cerimonia di domani, alla quale la figlia Renata ha invitato tutti gli sportivi ravennati, oltre alle autorità civili e sportive, hanno assicurato la propria presenza in maniera spontanea tanti ex atleti che, in quegli anni ‘eroici’ hanno frequentato la pista e le pedane del ‘Marfoglia’, alcuni dei quali, peraltro, hanno raggiunto traguardi importanti, come lo sprinter Carlo Simionato, il giavellottista Agostino Ghesini e il lunghista Simone Bianchi, tutti atleti olimpici (i primi due a Los Angeles 84; l’altro ad Atlanta 96) e tutti tricolori assoluti. Erano tempi eroici, dove la Libertas in campo maschile e la Saf in campo femminile, aggregavano tanti atleti. Ma erano tempi contraddistinti anche da una grande partecipazione di giovani e da idee innovative, come ad esempio la pista sintetica di sci di fondo, montata sul lato opposto alla tribuna.

Tutti ricordano con affetto la perizia di Guido Perissinotto nella cura delle strutture e la sua discrezione nell’essere vicino ad ognuno degli atleti e dei tecnici, così come ricordano la disponibilità della moglie nell’offrire il caffè a tutti gli ospiti. "Erano altri tempi – ha raccontato la figlia Renata – il campo scuola era sempre pieno di giovani. Anche il campo da pallamano era frequentatissimo da tanti ragazzi che giocavano a calcetto. I Giochi della Gioventù riempivano la struttura. Sul retro della tribuna venivano montate delle tende perché gli spogliatoi erano insufficienti. Anche il contesto urbano era differente. Via Falconieri era l’estrema periferia della città, la strada si arrestava poco oltre l’ingresso della piscina, all’altezza della palestra della scherma, poi cominciavano i campi coltivati. Ricordo inoltre la cura e la premura che aveva mio papà nella manutenzione della pista, che allora era ‘rossa’. E inoltre si svegliava all’alba per innaffiare il prato".

Roberto Romin