Un’altra operatrice Asl torna al lavoro: ma non in obitorio

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Torna libera un’altra delle operatrici di obitorio arrestate nell’ambito dell’inchiesta sui funerali pilotati a Lugo e Faenza. A ottenere la misura interdittiva temporanea dallo svolgimento delle funzioni obitoriali, in luogo dei più afflittivi arresti domiciliari, ieri è stata una delle dipendenti Asl, 50 anni, che prestava servizio alla camera mortuaria di Faenza. La lavoratrice potrà tornare al lavoro, sebbene non in obitorio. Al momento, infatti, il procedimento disciplinare avviato dall’azienda sanitaria dei confronti dei dipendenti coinvolti nell’indagine è stato sospeso in attesa dell’esito penale.

Il legale della lavoratrice, avvocato Enrico Ferri, aveva già avanzato istanza di alleggerimento della misura cautelare durante l’interrogatorio di garanzia al quale, unica tra i colleghi indagati, aveva risposto alle domande, sottoponendosi al contraddittorio e non limitandosi alle dichiarazioni spontanee. In quella sede l’indagata aveva ammesso le proprie responsabilità, chiarendo i rapporti con gli altri colleghi e le imprese funebri coinvolte, ma il Gip non aveva cambiato la misura, anche in ragione dell’opposizione della Procura. La decisione è stata impugnata davanti al Tribunale delle libertà, che ha accolto l’appello cautelare revocando i domiciliari. Un’altra tra i tecnici di obitorio aveva già ottenuto questo ammorbidimento di misura, così il capo dell’obitorio di Faenza – il solo inizialmente incarcerato – aveva ottenuto i domiciliari in Riesame. Diverse imprese funebri (17 quelle coinvolte) si sono viste revocare l’interdittiva al lavoro per 10 mesi. L’inchiesta vede in tutto 37 indagati, accusati di associazione per delinquere finalizzata a reati corruttivi e ad accaparrarsi i funerali. I tecnici Asl, invece, si occupavano delle vestizioni delle salme, cosa loro proibita.

l. p.