Un’impresa locale potrebbe salvare la Cmc

Pronta a entrare con Invitalia nell’operazione che eviterebbe il fallimento della cooperativa. Fra i nomi: Arco Lavori e Copura

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Per la Cmc c’è all’orizzonte qualcosa di più di una speranza di salvarsi dalla difficilissima situazione finanziaria nella quale si trova. Tempo una settimana-dieci giorni, e potrebbe essere ufficializzato il nome di una impresa di costruzioni ‘romagnola’, pronta a dare vita a una ‘newco’, una nuova azienda, che raggruppi mister x-Cmc-Invitalia. Quest’ultima è l’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa, di proprietà del ministero dell’Economia, quindi ‘il partner pubblico’ garante di tutta l’operazione di salvataggio dell’azienda ravennate.

Il mistero, per ora, resta sul nome dell’impresa, non cooperativa, romagnola, decisa a entrare nel salvataggio di Cmc. Uno scenario completamente nuovo rispetto ai nomi di partner che circolano ormai da mesi: Webuilding, Pavimental, addirittura Finmeccanica. Ma forse per questo più realistico. Diversi operatori del settore ritengono che gli unici soggetti economici oggi in grado di far fronte a un’operazione di questa portata potrebbero essere Arco Lavori e Copura. Del progetto sono informati il ministero dello Sviluppo economico e il ministero dell’Economia che hanno valutato l’operazione ieri durante un incontro online con la stessa Cmc.

La riunione programmata per settembre era già stata spostata una volta: dai primi giorni del mese a ieri e l’azienda ravennate si aspettava che fosse rinviato di un’altra settimana per fare in modo che le parti potessero sedersi al tavolo ministeriale con l’accordo definito nei dettagli. Ieri, quindi, si è preso atto di una prospettiva che appare solida e, soprattutto, con le parti che vogliono chiudere l’operazione in fretta, viste le scadenze finanziarie che attendono la cooperativa ravennate. Sempre da via Trieste viene tratteggiato un futuro che prevede continuità aziendale, salvaguardia occupazionale, conclusione delle commesse attualmente in corso o sospese.

La circostanza che a salvare il colosso in difficoltà sia un’impresa romagnola, viene letta come un’opportunità di rilancio in più. Al termine del vertici di agosto si era detto chiaramente che l’azienda di via Trieste non ha tanto tempo per salvarsi: o si trovano una settantina di milioni di euro pubblici da mettere a garanzia di una nuova società da attivare con un partner, oppure il capolinea "è vicinissimo". Ora o si chiude la partita o salta il tavolo, con conseguente fallimento che spazzerà via un’azienda storica, con una ricaduta pesante su lavoratori, famiglie e fornitori.

lo. tazz.