Ravenna, si presenta nel ristorante della convivente con l'ascia. "Faccio un macello"

L’uomo minaccia la donna, poi danneggia le auto dei familiari

I carabinieri di Cervia con un’arma similare a quella di questo caso (foto di repertorio)

I carabinieri di Cervia con un’arma similare a quella di questo caso (foto di repertorio)

Ravenna, 29 ottobre 2019 - Prima ha minacciato di morte lei e tutta la sua famiglia annunciando che li avrebbe uccisi con un’ascia. Poi con quella scure si è presentato per davvero, fuori dal ristorante dove la compagna lavora, gridando: «Adesso li cerco e appena li trovo li ammazzo tutti e faccio un macello», limitandosi tuttavia a danneggiare le auto della convivente e dei suoceri.

Per questi episodi un 48enne originario di Cesena è indagato per maltrattamenti in famiglia con l’aggravante di aver commesso i fatti in presenza dei figli minorenni. E a suo carico il Gip, Andrea Galanti, ha disposto il divieto di avvicinare la donna come misura cautelare. La Procura, col Pm Cristina D’Aniello che coordina le indagini dei carabinieri, chiedeva invece il carcere.

I fatti risalgono allo scorso 6 ottobre, quando la donna si rivolge ai carabinieri per denunciare la propria situazione familiare con riferimento al regime di terrore determinato dalle minacce e aggressioni verbali rivolte dal convivente, che ha problemi di alcolismo e tossicodipendenza. Quella mattina il 48enne era adirato con lei in quanto da giorni si rifiutava di dargli una somma di denaro che in base alle sue richieste, peraltro, saliva continuamente e da 20 euro iniziali era arrivato al punto di pretenderne 200. Così si era presentato al ristorante dove la donna lavora, che per non farsi trovare si era nascosta in cucina. Allontanato dal locale dal personale, l’uomo nel pomeriggio vi ha fatto ritorno e un cameriere lo ha sorpreso mentre era intento a danneggiare l’auto della donna. Dopo di che è stato visto estrarre dal proprio furgone un’accetta e sentito pronunciare frasi minacciose. In un secondo momento si è recato a casa dei suoceri e ha danneggiato anche le loro autovetture. Quell’azione intimidatoria e i suoi proponimenti, peraltro, l’indagato li aveva comunicati alla convivente sempre in giornata attraverso una trentina di messaggi audio, con frasi di questo tenore: «Vi ammazzo a tutti quanti», «sto venendo al ristorante con la mannaia... chiama i carabinieri, i pompieri e chi vuoi che li ammazzo tutti». E ancora, «carabinieri potete registrare tutto, sono io», chiudeva scandendo il proprio nome che omettiamo a tutela della vittima. Effettivamente con quella scure si era poi recato presso il ristorante, dove la convivente lavora. A mandarlo su tutte le furie era stato anche il fatto che la donna, la sera prima, avesse chiuso il locale all’una di notte. Circostanza, questa, a lui non gradita. I carabinieri, una volta intervenuti, hanno poi sequestrato l’ascia, con manico lungo 70 centimetri, appoggiata sul sedile anteriore del furgone, lato passeggero, e per questo ritenuta dagli investigatori pronta all’uso.

Quella situazione conflittuale, peraltro, era in essere da tempo. I suoceri, sentiti dai carabinieri, hanno spiegato che già dieci anni fa, quando i due nuclei familiari vivevano in abitazioni vicine, sentivano le urla dell’uomo e le sue minacce indirizzate alla figlia. La denuncia della donna è stata ritenuta dal pubblico ministero credibile e genuina, priva di finalità ritorsive, in quanto ha escluso maltrattamenti di natura fisica e nei confronti dei figli. Ma quella escalation di aggressività e le condotte violente dell’uomo hanno reso temibili e concrete le minacce di morte, facendo ravvisare esigenze cautelari in ragione del rischio che quel comportamento potesse essere ripetuto. Il fatto che le minacce fossero indirizzate anche ai familiari della convivente aveva spinto la Procura a chiedere il carcere come misura idonea. Il Tribunale ha valutato sufficiente, per il momento, quella del divieto di avvicinamento a meno di mezzo chilometro dalla parte offesa.