Green pass falsi Ravenna, Passarini: "Quelli da fuori non li ho vaccinati"

Nuove confessioni del medico Passarini: "Terza dose reale e segreta per chi aveva preso paura dopo la perquisizione della Mobile"

Il dottor Mauro Passarini ieri in tribunale

Il dottor Mauro Passarini ieri in tribunale

Ravenna, 27 novembre 2021 - Era stato scarcerato giusto una decina di giorni fa. Ma una volta agguantati gli agognati domiciliari, nonostante le prescrizioni aveva risposto ad alcune domande di un giornalista di una trasmissione Rai. La procura aveva di conseguenza chiesto un aggravamento della misura cautelare: di nuovo il carcere insomma. Ed ecco perché il medico 64enne Mauro Passarini ieri mattina si è ritrovato in tribunale. Alla fine le spiegazioni fornite sull’episodio, hanno spinto il pm Angela Scorza a ritirare la richiesta. Ma nell’interrogatorio andato avanti per oltre un’ora e mezza davanti al gip Corrado Schiaretti, c’è stato tempo per tornare ampiamente sulla questione che il 10 novembre scorso era costata la custodia cautelare in carcere al 64enne: ovvero la simulazione di vaccini Pfizer a decine pazienti no vax allo scopo di fare loro ottenere il Green pass.

Green pass falsi Ravenna, il medico è ai domiciliari - Mauro Passarini, chi è il medico arrestato a Ravenna per falsi vaccini e falsi Green pass

Alla presenza del suo avvocato Carlo Benini, Passarini - ginecologo oltre che medico di base vaccinatore - come già accaduto nel corso dell’interrogatorio di garanzia del 15 novembre, ha confermato di avere in effetti simulato le vaccinazioni a chi glielo chiedeva o al massimo di avere praticato diluizioni assai più elevate rispetto a quelle dei protocolli. Ha poi aggiunto che degli oltre 290 pazienti da lui vaccinati, tutti quelli giunti da altre province anche molto distanti da Ravenna (vedi Belluno, Torino, Rovigo, Udine, Venezia, Modena per un totale di una quarantina di persone), sicuramente non avevano ricevuto le dosi. Ha qui chiarito di essere stato introdotto ai no vax poi diventati suoi ’pazienti’ per il vaccino, in occasione di corsi di meditazione a Padova.

Per quanto riguarda invece i suoi pazienti di sempre o comunque quelli arrivati ai suoi due ambulatori (uno in via Spalato a Marina e uno in via Lissa in città) dal territorio ravennate, alcuni li ha vaccinati con dosi molto diluite (il che equivale a non averli vaccinati); per altri ha simulato l’inoculazione del Pfizer e solo pochi li ha effettivamente vaccinati. Nello specifico, il 64enne ha corretto il tiro sulla dodicenne del Bellunese accompagnata apposta dal padre no vax fino a Marina e il cui caso aveva fatto scattare l’inchiesta: se nel precedente interrogatorio aveva detto di averla vaccinata, in questo ha specificato di averlo fatto solo in occasione dell’appuntamento per la seconda dose (il 17 ottobre scorso) peraltro usando una fiala molto diluita: di fatto la bambina - che per la magistratura è l’unica ignara di tutto quanto accaduto quel giorno -, è risultata negativa alla ricerca anticorpi.

Nella stessa occasione la polizia aveva sequestrato al Passarini 1.555 euro trovati nelle sue tasche subito dopo le simulate iniezioni (tanto che oltre che di falso e peculato, il medico deve rispondere pure di corruzione). L’indagato aveva già avuto modo di spiegare che quelli erano soldi che lui aveva prelevato alcuni giorni prima per un corso di meditazione, salvo poi dimenticarli in tasca. Versione ribadita ieri pur di fronte alle incalzanti domande dei magistrati e a poche ore dall’incarico alla Scientifica per determinare eventuali impronte digitali del bellunese sulle banconote. Una sorta di ultima chiamata insomma alla quale il 64enne ha risposto negando ancora una volta di avere mai preso un centesimo.

Sul destino delle ultime fiale Pfizer ritirate, ha detto di averle usate per vaccinare per davvero alcuni pazienti no vax i quali, dopo avere simulato entrambe le dosi e avere ottenuto il Green pass, si erano spaventati in ragione della prima perquisizione della squadra Mobile del 17 ottobre: di questa - aggiungiamo noi - la stampa non aveva dato notizia, ma il medico ne aveva sicuramente parlato con alcune persone tra cui un guaritore padovano e un poliziotto suo paziente e ora indagato per avere ’sbirciato’ gli atti sul sistema informatico della questura. Da ultimo, le grane piovute dopo il ritorno a casa del 17 novembre: il medico ha spiegato che aveva preso un farmaco per dormire; ma quando aveva sentito il campanello, si era affacciato dato che i carabinieri gli avevano detto che avrebbero potuto controllarlo in ogni momento. E lì, al buio e quasi d’istinto, aveva risposto alle prime domande.