Vaiolo delle scimmie, l'esperta: "È peggio il Covid"

Angelini (Igiene pubblica): "Non ha le caratteristiche per diventare un’epidemia". In caso di contagi i servizi sono pronti a identificarli

Ravenna, 26 maggio 2022 - Da qualche giorno è arrivato anche in Italia il vaiolo delle scimmie, e subito ha creato allarme: tra gli strascichi che ci ha lasciato la pandemia c’è il timore delle malattie e delle misure necessarie a contenerle. Finora si sono registrati cinque casi nel nostro Paese. Ne abbiamo parlato con Raffaella Angelini, direttrice del dipartimento di Sanità e Igiene pubblica dell’Ausl Romagna.

LA SCHEDA / Sintomi, come si trasmette, vaccini e quarantena

AGGIORNAMENTO / Vaiolo delle scimmie, primo caso in Emilia Romagna

Il laboratorio di analisi competente per il vaiolo delle scimmie è il Crrem di Bologna
Il laboratorio di analisi competente per il vaiolo delle scimmie è il Crrem di Bologna

Angelini, innanzitutto: nessun caso nel Ravennate per ora, giusto?

"No, assolutamente no. Sporadicamente potrebbe essere che si registrino, al momento anche a livello italiano ci sono casi sporadici qui e là. L’importante è essere pronti e, nel caso, identificarlo e fare ciò che va fatto. Nel nostro territorio sono stati allertati tutti gli ospedali, i Pronto soccorso e i reparti di Malattie infettive".

Qual è l’organizzazione per i casi sospetti?

"Va detto che è una malattia abbastanza semplice da valutare clinicamente. Al momento il laboratorio di riferimento per la regione è il Crrem di Bologna. Se ci fosse necessità anche Pievesestina potrebbe attivarsi velocemente".

Tanti ora hanno timore, specialmente dopo il Covid. Cosa ne pensa?

"Non ci si deve allarmare più di tanto. Ha un brutto nome e manifestazioni cutanee, ma non è una malattia dalla quale ci si possa aspettare una situazione di espansione epidemica. Qualche focolaio invece sì".

Non rischia di diventare come il Covid, insomma

"No, non è idonea a diventare come il Covid. Per passare da un individuo all’altro ha bisogno di contatti molto molto stretti, prevalentemente corpo a corpo".

Il respiro quindi non è un veicolo di trasmissione?

"C’è anche una trasmissione aerogena con le goccioline di saliva, ma devono essere abbondanti: bisogna parlarsi molto vicino. Ci vogliono contatti importanti".

Avete già organizzato il tracciamento?

"Ciò che potrebbe succedere è che un medico di base, il Pronto soccorso o il reparto di Malattie infettive segnalano un caso come sospetto: è simile alla varicella. A quel punto la prima cosa da fare è confermarlo, con un prelievo da inviare al laboratorio di riferimento. Poi si indagano i contatti, cercando quelli stretti".

Quanto dura la quarantena?

"Dura 21 giorni perché la malattia ha un tempo di incubazione abbastanza lungo. In realtà quello è il tempo massimo di incubazione ovviamente, ma mediamente dura 10 giorni".

A Ravenna abbiamo delle scorte di vaccino contro il vaiolo?

"In Italia non abbiamo scorte, ma nel mondo ci sono. In questo momento però non ci sono le condizioni per pensare a una vaccinazione di massa contro il vaiolo. Occorre però raccomandare attenzione nei contatti stretti, questo sì".

Dobbiamo avere più paura del Covid o dei vaiolo delle scimmie?

"Sicuramente del Covid, siamo molto più esposti a quello".

Credo che tutti quanti, dopo questi due lunghi anni di pandemia, dopo aver letto di questa nuova malattia ci siamo detti: ’Oh no, ci risiamo’. Lei, da addetta ai lavori, cosa ha pensato?

"Non ho pensato ’ci risiamo’. Il nostro lavoro, che prima del Covid era poco conosciuto, consiste nel sorvegliare l’andamento delle malattie infettive e per ogni caso procedere con quarantene e tracciamento. Ma va ribadito: il vaiolo delle scimmie non ha le caratteristiche per creare un’epidemia significativa. Non è una malattia che ora deve farci paura. È trasmissibile e le persone nei contatti stretti devono avere delle accortezze".

Esistono cure?

"Le malattie virali purtroppo hanno poche cure, esistono degli antivirali indicati ma in generale questa è una malattia dalla quale si guarisce da soli. Non c’è molto che si può fare, se non assistere la persona mentre sta male".