Veterinario, il milione resta sotto chiave

Il Riesame ha rigettato la richiesta di dissequestro presentata dalla difesa del 47enne accusato di frode fiscale

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Il tribunale ha confermato il decreto di sequestro preventivo da un milione e 77 mila euro emesso l’8 gennaio a carico del veterinario 47enne Mauro Guerra per via di una contesta frode fiscale. Ieri pomeriggio i tre giudici del collegio hanno infatti rigettato il riesame proposto martedì scorso dalla difesa dell’indagato che chiedeva l’annullamento del provvedimento vergato dal gip Andrea Galanti su richiesta del pm Marilù Gattelli. Dentro ci sono i 619 mila euro sequestrati il 10 dicembre durante una perquisizione all’ambulatorio di Sant’Antonio – e per i quali di recente il tribunale ha già confermato il sequestro -, altri 119 mila 771 euro trovati sul conto bancario intestato al professionista e gli investimenti finanziari presenti nel suo conto titoli per i residui 338 mila 761 euro. Gli approfondimenti tributari della guardia di Finanza, erano scattati da verifiche su reati diversi da quelli finanziari. Ovvero dalla contestata soppressione del 19 agosto di un vecchio labrador. Ed è così che a dicembre gli agenti della polizia locale, assieme ai carabinieri forestali di Ravenna e del Soarda di Roma, su delega del pm avevano perquisito lo studio veterinario rilevando varie irregolarità sul fronte igienico-sanitario, nello smaltimento di rifiuti e di carcasse animali, oltre che per via di medicinali sia per uso veterinario che umano (vedi antiepilettici e anabolizzanti) non registrati.

I contanti, tra cui quattro chili di monete, erano stati trovati nel garage dentro a scatoloni di polistirolo sporchi e anneriti: un po’ come se – aveva fatto notare il gip – fossero stati in precedenza nascosti sotto terra in quello che era stato definito “programma di fraudolenta sommersione” della ricchezza liquida accumulata.

Gli inquirenti avevano inoltre recuperato varie agende custodite in un baule e contenenti annotazioni manoscritte dal significato apparentemente criptato ma riferibili, secondo le Fiamme Gialle, alla contabilità in nero. In quelle – per l’accusa – ci sono tutti i dati necessari per ricostruire la mole di lavoro: gli orari degli appuntamenti, il tipo di animale, il numero di telefono del padrone e i compensi quotidiani per i quali – aveva sottolineato il gip – era stata fatta accurata distinzione dei casi associati a emissione di documento fiscale. E si arriva così alla contestata discrepanza tra i redditi dichiarati – variabili tra i 16 mila e i 47 mila euro tra il 2015 e il 2019 – e il totale ricavi reali, che oscillerebbe tra i 292 mila e i 322 mila euro. Che dalle mani del 47enne fossero passate “cospicue somme di danaro”, per il decreto ora confermato, lo si può dedurre anche dai negozi giuridici, perlopiù compravendite di terreni agricoli, per un totale di oltre 400 mila euro realizzati tra il 2010 e il 2020 dalla ditta individuale dell’indagato costituita nel 1992: il tutto senza mai fare ricorso a mutui, ovvero pagando sull’unghia con assegni circolari.

Nessun dubbio sul carico di lavoro di Guerra: lo stesso gip aveva citato Google alla cui specifica voce comparivano in quel momento ben 318 recensioni di clienti per una media di 4,8 su 5 stelle. Le verifiche della polizia locale del resto hanno permesso di ricostruire che il 47enne esercita prevalentemente senza appuntamenti, fino a tarda sera e con un notevole afflusso di persone.

a.col.