Ravenna, veterinario sotto accusa. "Smisurata ricerca di morte per gli animali"

Le motivazioni del giudice alla base del provvedimento di sequestro: "L’indagato agiva incurante di esporsi ai controlli"

I militari affiggono all’ingresso il dispositivo di sequestro

I militari affiggono all’ingresso il dispositivo di sequestro

Ravenna, 5 maggio 2021 - Uno scenario di “persistente, trasversale, insistita e patente illiceità”. Il ritratto dell’attività del veterinario proposto dal gip Andrea Galanti sulla base di quanto raccolto dalle indagini coordinate dal pm Marilù Gattelli, è nitido e sferzante. Nell’elenco dei “gradienti indiziari” distribuiti a piramide figurano, a partire dalla base, le contestate irregolarità sulla custodia dei farmaci, le carenze igienico-sanitarie rilevate durante il sopralluogo del 10 dicembre e l’omesso smaltimento dei rifiuti.

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Si arriva poi alle “numerose falsificazioni” in quella che è stata definita “certosina e alacre produzione di etichette di farmaci contraffatti” con cui a catena “falsificare i libretti sanitari” di parte della clientela. Viene quindi il contestato esercizio abusivo della professione di farmacista, definito addirittura “smaccato”: l’indagato del resto – prosegue il decreto - agiva “incurante di esporsi agli accertamenti, privo di qualunque freno nel farsi lui stesso venditore” e “ovviamente in nero” a beneficio di una clientela “affezionata, sovente sprovveduta o, peggio, opportunisticamente ingenua”. Ma al vertice di questa ipotetica piramide, il gip ha collocato “l’incontinente e smisurata ricerca della morte, per di più dolorosa, di una schiera dei propri pazienti animali”. Ovvero di bestiole che – si legge nel decreto – “almeno loro erano inconsapevoli” del fatto che “le mani del loro possibile curatore sarebbero diventate quelle del loro aguzzino”. Una considerazione questa che, secondo il magistrato, si rispecchia perfettamente dal punto di vista indiziario nei dati statistici sul “numero di potenziali uccisioni di animali seminate dal veterinario”: e cioè “chili di animali” – espressione forgiata sulla base delle boccette di letale Tanax ordinate dall’indagato - “soppressi nel tempo e svaniti nel nulla senza avere mai lasciato alcuna traccia, scomparendo nell’ambulatorio di Sant’Antonio”.

Su questo fronte, il gip ha delineato una “totale assenza di necessità non solo terapeutica, ma anche etica, di infliggere inutile sofferenza a esemplari animali ogni qual volta un tale supplizio può essere evitato”. In quanto ai clienti del veterinario, in diversi casi avevano “optato per l’eutanasia, ritenendo così di risparmiare del dolore alla propria bestiola”: eppure è stato “procurato al proprio amico di famiglia l’ultimo dolore, il più inutile, lungo e lancinante”, espressione usata con implicito riferimento alla possibile mancata sedazione profonda prevista dai protocolli veterinari in caso di eutanasia.

E per chi si domandasse la ragione di una “così fitta messe di uccisioni”, secondo il gip “probabilmente la risposta parla due lingue: quella di una sfrenata venalità” e quella di “una sinistra crudeltà”. E’ in questo modo che possono essere messe assieme “da un lato la compulsiva ricerca di danaro in ogni possibile – lecito o illecito – modo”. E dall’altro quella che è stata descritta come “fosca sete di dar morte provocando dolore”. Nel portare avanti il suo ragionamento, il giudice ha esortato a non dimenticare che “Guerra è un incallito evasore fiscale da anni” per un totale di “centinaia di migliaia di euro accatastati banconota su banconota in un’opera di sensazionale e monacale dedizione”. In definitiva per il gip esiste il concreto pericolo di reiterazione del reato qualora l’ambulatorio resti nella disponibilità dell’uomo. A questo punto è scontato il riesame dell’indagato – difeso dall’avvocato Barbara Paoletti – per chiedere il dissequestro della struttura e respingere tutte le accuse.