Ravenna: Vincenzo, 10 anni, ora si chiama Emma. E per festeggiare danza

L'adolescente ha creato una coreografia sulla propria storia con la scuola ‘La Soffitta delle arti’ . La mamma: "I figli vanno ascoltati, è giusto che vivano la loro vita, quella più congeniale al loro sentire"

Vincenzo ora si chiama Emma

Vincenzo ora si chiama Emma

Ravenna, 22 giugno 2022 - La danza può essere di grande aiuto per costruire la propria identità, perché è prima di tutto libertà di espressione, oltre che creatività e tecnica. Di certo è stata un valido supporto per la ravennate Emma, 10 anni, che ha trovato la forza e il coraggio di dire ‘no’ al nome, Vincenzo, e al genere, maschile, che le sono stati attribuiti alla nascita, facendo ‘coming out’ in famiglia, a scuola, in società. E come gesto simbolico di questa ri-nascita, sabato sera all’arena Gandhi del Villaggio del Fanciullo di Ravenna, si è esibita – insieme alle sorelle maggiori – in una coreografia ‘cucita’ addosso a lei da un’insegnante di danza di grande esperienza come Daniela Pezzi della ‘Soffitta delle arti’.

Una coreografia che racconta proprio di questo suo percorso di varianza di genere, transgender, e delle numerose difficoltà di rivelarsi, di uscire da una ‘gabbia’, per librarsi finalmente in una nuova dimensione. "Sin da quando era bambina, Emma ha manifestato questo suo desiderio – racconta la madre Valentina Menga –. Aveva appena 3 anni e mezzo la prima volta che ce lo comunicò quasi fosse un gioco e, per noi, fu inevitabile temporeggiare. Nel frattempo gli anni sono passati e decisivi si sono rivelati i due anni di pandemia. Nell’ottobre scorso, mia figlia ha rotto gli indugi e ci ha detto chiaramente che voleva essere chiamata Emma… Le prime sostenitrici sono state proprio le sorelle, più aperte e predisposte mentalmente su questa tematica. Noi genitori ancora pensavano a una latente omosessualità, ma non era così: per nostra figlia la propria identità di genere non coincideva con il sesso assegnatole alla nascita". I primi tempi non sono stati facili: "Emma voleva cancellare tutto il suo passato, buttando via foto e vestiti – dice Menga –. Ci siamo rivolti a medici specialisti ed Emma ora è seguita dall’istituto Careggi di Firenze, l’unico in Italia che segue i bambini nella varianza di genere. A scuola abbiamo subito chiesto la ‘transizione sociale’. Poi l’autunno scorso, non potendo iscriverla come le sorelle a ginnastica ritmica, ha ‘ripiegato’ sulla danza".

Da lì il colpo di fulmine: "Mai scelta è stata più felice – aggiunge Menga – perché a la ‘Soffitta delle arti’, Emma ha trovato una seconda famiglia, un nido protetto, in grado di accoglierla. Daniela aveva subito notato qualcosa, non era solo il fatto che fosse l’unico maschietto a lezione… Così nel corso dell’anno, passo dopo passo, Emma ha potuto trovare la sua dimensione e, aiutata dalle sorelle e dalle compagne, indossare finalmente i vestiti più adeguati al suo sentire. Per poi raccontare la sua storia attraverso la danza. A chi tuttora continua a ripeterci che avremmo dovuto insistere e iscriverla a calcio, dico con fermezza: i figli vanno ascoltati, è giusto che vivano la loro vita, quella più congeniale al loro sentire, perché tutti meritiamo di essere felici".