"Violenza sotto la minaccia di un coltello"

Botte, maltrattamenti e minacce alla moglie: rinviato a giudizio un 42enne marocchino di Massa. La donna ora è sotto protezione

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Tre anni di botte, umiliazioni e minacce, anche brandendole contro un coltello. Poi rapporti sessuali ai quali, sotto l’effetto dell’alcol e degli stupefacenti, costringeva la moglie in piena notte dopo aver guardato film pornografici al pc o al cellulare. L’uomo, un 42enne marocchino residente a Massa Lombarda, è in carcere dallo scorso agosto, quando le indagini coordinate dal Pm Cristina D’Aniello fecero scattare il codice rosso. E ieri mattina il Gup Andrea Galanti ne ha disposto il rinvio a giudizio con le accuse di maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale. La vittima, che si era rivolta all’associazione lughese Demetra-Donne, è parte civile con la tutela dell’avvocato Alessandra Giovannini e già dallo scorso marzo si trova sotto protezione in un’apposita struttura.

Per anni sarebbe stata costretta a sopportare un regime di vita umiliante, sottomettendosi alle vessazioni del marito, il quale le imponeva di occuparsi solo delle faccende domestiche, impedendole di uscire e di lavorare. I maltrattamenti sarebbero stati poi accentuati dall’abuso di sostanze e quando la moglie tentò di non fargli più assumere cocaina, "lui cominciò a picchiarmi con calci, schiaffi e pugni, dicendomi di non mettermi in mezzo ai suoi affari". La nascita di un figlio non mitigò, ma addirittura accentuò le condotte violente dell’uomo nei confronti della convivente, che sarebbe stata malmenata anche mentre teneva il piccolo in braccio. In alcune casi l’imputato avrebbe afferrato la donna per il collo, dicendole: “È talmente piccolo che si fa subito a romperlo“. E in altre circostanze l’avrebbe minacciata con espressioni volgari, puntandole un coltello da cucina e proferendo frasi del tipo “ti faccio a pezzi e ti butto nel fiume“ oppure, dopo avere acceso i fornelli, “ti metto la testa dentro al forno".

La Procura gli contesta anche il fatto di averla chiusa a chiave dentro casa, quando lui andava al lavoro. Lei poteva uscire solo in sua compagnia, sebbene costretta a tenere lo sguardo basso per non incrociare quelli di altri uomini. Ancora, le controllava il telefono, cancellandole numeri della rubrica e contatti a lui sgraditi. Anche i rapporti sessuali sarebbero avvenuti con l’uso della forza e sotto la minaccia di un coltello. Quando lei ha trovato la forza di chiedere aiuto, venendo poi affidata a una struttura protetta, il marito aveva iniziato a bersagliare di messaggi minacciosi la suocera, che vive in Marocco, scrivendole "cercherò tua figlia per metterla sotto terra. Te la mando giù morta". Incarcerato e interrogato dai carabinieri di Massa Lombarda, il 42enne aveva accusato la moglie di non impegnarsi in cucina, difendendosi così: "dopo avere ottenuto il permesso di soggiorno, le donne marocchine fanno di tutto per lasciare il proprio marito, anche inventandosi storie del genere". Ieri il legale dell’imputato, avvocato Marco Toschi, ha chiesto un alleggerimento della misura carceraria disposta in estate dal Gip Sabrina Bosi, cui la difesa di parte civile si è opposta. All’udienza di ieri era presente anche l’associazione Demetra con una sua operatrice.

Lorenzo Prviato