FRANCO GABICI
Cronaca

Zac visto da un amico e un figlio. Un libro sulla vita di Benigno

Di Aldo Preda e Carlo Zaccagnini sarà presentato oggi alla sala Don Minzoni

Benigno Zaccagnini

Benigno Zaccagnini

Alle 16.30, nella sala Don Minzoni del Seminario (piazza Duomo, 4) sarà presentato il libro ’Zaccagnini. Il seme buono della politica” edito da Studium e curato da Aldo Preda e Carlo Zaccagnini, uno dei figli di Benigno. Parteciperanno Gianni Cuperlo, Graziano Delrio e il neo sindaco Alessandro Barattoni. Presiede e introduce Livia Molducci. Il libro, di grande formato, presenta una galleria di foto che racconta e riassume l’intensa vita politica di Zaccagnini, un politico che credeva nella politica, quella vera, e questa sua fede, sostenuta da un modello di vita coerente, gli procurò stima e credibilità da parte di tutti. Le foto, tutte in bianco e nero quasi a voler sottolineare la modestia del personaggio, offrono momenti di riflessione stimolati dai quindici interventi che corredano il volume, dal cardinale Matteo Zuppi a Romano Prodi, dal console Antonio Bandini a Giovanni Bachelet.

Dopo quasi quarant’anni dalla morte, avvenuta nel 1989, Zaccagnini è ancora vivo a dimostrazione che l’onestà e la coerenza non sono circoscritte nel tempo. Di questo libro mi parlava spesso Aldo Preda e ricordo che si rammaricava non poco perché non era riuscito a trovare una foto che ritraesse Benigno con Giovanni XXIII, il papa che quando incontrò per la prima volta Zac gli disse: "Ho sentito parlare molto di te. Capisco perché: la tua faccia è come la tua anima". È forse questa la più bella fotografia di “Zac” che ha fatto politica pur non essendo della politica. E quando nel 1975 Zac fu eletto segretario della Dc ("probabilmente il miglior segretario che la Dc potesse scegliere") il quotidiano comunista ’L’Unità’, dopo aver scritto che da troppe parti si sentiva ripetere che sarebbe stato un segretario di transizione, paragonò Zac al "papa di transizione" Giovanni XXIII concludendo "vorremmo che fosse Benigno XXIII!". Del resto lo stesso Zac si augurava di durare poco in carica.

Allergico al potere, infatti, non ha mai trafficato per avere una carica e quelle che gli offrivano le accettò sempre “provvisoriamente” nell’attesa di passarle ad altri. Roma gli andava stretta tant’è che, dopo la elezione a segretario nazionale della Dc, al personale di Palazzo Sturzo che lo circondava in attesa di ordini disse subito: "Domani è sabato, si va in famiglia. Ci vediamo lunedì". E partì per la sua amata Ravenna. Il libro, infine, è un messaggio rivolto ai giovani che non hanno conosciuto Zac “con l’auspicio che queste immagini possano, in questi tempi confusi, servire ad un risveglio e riscoprire la passione civile. Franco Gàbici