Cultura e spettacoliPineta di Milano Marittima, Roberto Cavalli gestirà la disco dei vip: vuole aprire per Pasqua

Pineta di Milano Marittima, Roberto Cavalli gestirà la disco dei vip: vuole aprire per Pasqua

Il suo gruppo ha battuto sei concorrenti nella gara. Potrà firmare un contratto d’affitto, fallita la vecchia società. A cavallo del millennio mezza Italia ha ballato lì dentro

Roberto Cavalli e la discoteca di Milano Marittima

Roberto Cavalli e la discoteca di Milano Marittima

Ravenna, 29 marzo 2023 – La storica discoteca Pineta di Milano Marittima è pronta a risollevarsi, dopo un periodo difficile. Infatti il gruppo milanese ‘Roberto Cavalli’ si è aggiudicato la possibilità di firmare il contratto d’affitto. Il gruppo l’ha spuntata su altri sei aspiranti sparsi tra Emilia-Romagna e Toscana (tra questi anche il gruppo Papeete, il noto stabilimento di Milano Marittima), nella gara che si è tenuta ieri nello studio dell’avvocato ravennate Marco Bigari, legale di Claudio Colatorti, il commercialista curatore del marchio nonché liquidatore della precedente gestione, la Andromeda srl, dichiarata fallita il 4 dicembre.

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L’interesse per la discoteca è presumibilmente maturato nell’ambito di progetti legati ad aperture di locali di lusso. Il gruppo Cavalli ha dato disponibilità a rispettare le condizioni fissate dal curatore, a riconoscere un canone d’affitto d’azienda e ad assumersi tutte le spese senza compensarle con i canoni. Le intenzioni del gruppo sono di riaprire prima di Pasqua e nello staff ci sarebbe anche Chicco Cangin, ex patron del Pineta. La società milanese potrà riaprire una volta firmato il contratto d’affitto d’azienda. Esistono ancora tre questioni pendenti sulla discoteca: lo sfratto chiesto dalla proprietà dei muri per 140mila euro di canoni non pagati (il canone anno è di 350 mila euro) su cui il giudice deve decidere se sospendere o meno la procedura; il sequestro giudiziale scattato il 3 marzo e confermato il 20 per il quale ci potrebbe essere opposizione, infine il reclamo al fallimento che verrà discusso a Bologna.

Mezza Italia ha ballato lì dentro – di M. Pandolfi

‘Di giorno al Papeete, di notte al Pineta’. Si alzano i decibel, il vocalist dà la carica, su le mani, il popolo di Milano Marittima balla, balla, balla. Bandana in testa, salta su quegli eroici lettini in spiaggia che si sono visti calpestare da migliaia, milioni di piedi nudi, straripanti nelle danze. E’ l’ora dell’happy hour in spiaggia al Papeete (e non c’è ancora Matteo Salvini), poi la sera ci si cambia, si cena e ci si mette in fila per il Pineta. Glamour. Bisogna essere super eleganti, o comunque di tendenza, sì, perché non tutti possono entrare, c’è la selezione. Elettrizzante il momento della verità: sei figo, oppure no? Se sì, hai già un po’ vinto,

Spaccato di un mondo che sembra lontano un secolo, ma che in fondo ha solo vent’anni o poco più: è l’ultimo decennio dell’altro millennio e poi i primi anni del terzo millennio. Mitici anni Novanta. Una discoteca, il Pineta appunto, che ha fatto la storia di Milano Marittima, della Romagna, forse anche un po’ d’Italia. Ti vengono subito in mente i calciatori e le veline. Enrico Chicco Cangini, che comprò il locale nel 1992 da Renato Ricci, fu il vero rivoluzionario. Ma il Pineta esisteva anche 30 anni prima, nacque infatti nel 1962, e ci andò a cantare pure Mina, sì Mina.

Per una vita c’è stato il mitico martedì sera del Pineta, anche d’inverno. Il mercoledì mattina poi si lavorava eppure la notte diventava magica, mistero su come si riuscisse ad aprire gli occhi tre ore dopo per andare in banca a lavorare. Altri tempi.

E i dj? Il meglio è passato dal Pineta: Bob Sinclar per fare un nome.

Difficile trovare qualche vip che non sia andato al Pineta. Gli anni dei calciatori e del gossip: Bobo Vieri con la sua (allora) Elisabetta Canalis; Pippo Inzaghi, Ronaldo, Ambrosini e Tacchinardi, Adani e Buffon. E poi Patty Pravo o Vasco Rossi, Eros Ramazzotti e Cesare Cremonini, Flavio Briatore e Luisa Corna, Garko, Gianluca Vacchi e il caro Marco Pantani, il principe Alberto di Monaco e Adriana Volpe che per un po’ è stata anche la regina del locale. Si sposò col titolare Chicco Cangini, il matrimonio durò pochi mesi. Gossip, storie, leggende, verità, bugie (tante).

Il Pineta era anche il suo privée. Poterci entrare ti faceva guadagnare mille punti. Gli splendidi lampadari in vetro di Murano e un’infinità di Swarovski. Gli otto tronchi di pini come colonne del locale. Il ristorante, che una volta si chiamava Pacifico.

Più che una discoteca Il Pineta era uno stile di vita di una Romagna del divertimentificio notturno spaccata in due blocchi: di qua, a nord, c’era il Pineta e solo il Pineta; più in giù l’universo mondo del Riminese. La stravagante trasgressione europea del Cocoricò o dell’Echoes, la raffinata nobiltà del mitico Paradiso di Gianni Fabbri, e poi il Prince, il Peter Pan, la Villa delle Rose, la sontuosa Baia Imperiale. Si andava tutti a ballare in quei mitici anni a cavallo fra il secondo e il terzo millennio. E il bello è che prima si andava a cena e si mangiava il pesce mica una pizza. Poi pagavi, e parecchio, per entrare in disco e non vuoi mettere almeno un paio di consumazioni extra per stare al passo col mondo? Oggi ti andrebbero via minimo 200 euro a botta e solo un figlio di papà potrebbe permettersi certi lussi. Ieri, miracolosamente, no. Lo facevano un po’ tutti.

E ora che la claudicante Milano Marittima, ferita per il crollo del mitico Pineta e di tante altre cose, prova a rimettersi in piedi e giustamente si gasa solo a sentire nominare il nome Roberto Cavalli, va detto che il passato è solo amarcord. Un affascinante album dei ricordi, impensabile però da riproporre oggi. Bravo chi troverà il modo di inventare una nuova, inedita, storia del 61enne signor Pineta. Singolare maschile, sì: si va al Pineta, mai alla Pineta. E su le mani, torna la speranza.