Ravenna, Cmc assume cento persone. "Spazio a qualità e gioventù"

Nuovi appalti per la coop. Lavoreranno all’estero

Un cantiere della cooperativa ravennate Cmc e il direttore delle risorse umane, Diego Liuzzo

Un cantiere della cooperativa ravennate Cmc e il direttore delle risorse umane, Diego Liuzzo

Ravenna, 18 marzo 2018 - Cmc assume. La cooperativa ravennate, colosso internazionale nel settore delle costruzioni, è pronta a inserire un centinaio di nuovi lavoratori da impegnare all’estero. Cmc ha acquisito di recente commesse per un valore di oltre 400 milioni di euro in mercati ritenuti strategici come Emirati Arabi, Kuwait, Africa australe e Stati Uniti. La multinazionale romagnola ha aperto una filiale a Dubai ed è riuscita a farsi spazio nel Golfo Persico acquisendo due incarichi per l’urbanizzazione primaria di aree di futura edificazione, per 270 milioni di euro in Kuwait e per 15 milioni di euro negli Emirati Arabi. Per quanto riguarda l’Africa, sarà realizzato un villaggio residenziale per la compagnia petrolifera statunitense Anadarko in Mozambico (valore 100 milioni); negli Usa, Cmc ha acquisito la prima commessa in forma diretta per lo scavo di un tunnel idraulico in South Carolina dal valore di 30 milioni di euro. E ora spazio alle nuove assunzioni «in una prospettiva di crescita e consolidamento», l’analisi del direttore delle risorse umane della coop ravennate Diego Liuzzo. 

Diego Liuzzo è l’estero che dà ulteriore slancio all’azienda anche per i livelli occupazionali?

«Sì, ma le 100 nuove assunzioni saranno realizzate a Ravenna con contratto italiano. Quindi parliamo di persone che verseranno tasse e contributi qui, pur lavorando all’estero. Per quanto ci riguarda è in atto una mutazione genetica, ci stiamo trasformando sempre più in un’azienda internazionale. Questo non vuol dire che trascuriamo l’Italia, mercato che tuttavia al momento è saturo».

In quali paesi saranno impiegati i nuovi lavoratori?

«Potenzialmente in tutto il mondo. Abbiamo cantieri in Algeria, in Libano, in più abbiamo acquisito 400 milioni di nuove commesse: l’area del Medio Oriente è molto redditizia, una buona parte dei nuovi assunti verrà impiegata lì».

Quali figure cercate?

«Stiamo elevando il livello di qualità. Gli italiani ai quali chiediamo di lavorare all’estero sono i responsabili di servizi: cerchiamo project manager, chief engineer, responsabili di ufficio tecnico o amministrativi, laureati in legge o economia e geometri. Sono le figure di staff più importanti del cantiere. Personale operaio e impiegati di medio livello vengono invece assunti in loco: stiamo cercando di valorizzare risorse anche nei Paesi in cui siamo presenti».

Vuol dire che portate lavoro in tutto il mondo?

«Siamo in quattro continenti su cinque. Ci manca solo l’Oceania».

Quali sono i tempi delle assunzioni?

«Cominceremo a inserire il nuovo personale quando partiranno i cantieri, in maniera graduale. Accade a un anno dall’aggiudicazione della gara».

Prevedete formazione?

«Sì e in caso di personale junior il periodo è più lungo, anche di tre o quattro mesi. Poi ci sono i percorsi della Cmc University: prevediamo formazione su due pilastri, professionale e manageriale, per coloro che reputiamo talenti. E seguiamo la persona anche quando si trova in cantiere. L’investimento in formazione si aggira intorno ai 400mila euro all’anno».

In Cmc si può fare carriera?

«Promuoviamo il merito. Il presidente Alfredo Fioretti, quarantenne, è arrivato al vertice dall’ufficio legale. A me è stata data un’opportunità importante a 39 anni».

Cmc ha 117 anni, antica come storia, giovane nel management: è sui giovani che puntate?

«Puntiamo sui giovani e sulle persone capaci in generale. Nei cantieri cerchiamo professionisti, in quel caso l’esperienza è un valore aggiunto. Per i giovani investiamo molto in formazione: quest’ultima non è solo professionale, ma anche personale».

Gli italiani vanno a lavorare all’estero volentieri?

«È impegnativo. Si sta via dall’Italia per mesi. L’azienda fornisce agevolazioni, in alcuni Paesi dà la possibilità di portare la famiglia. Se all’inizio c’è un po’ di resistenza, poi si guarda all’opportunità. Chi va all’estero difficilmente vuole tornare in Italia».

Puntate sul welfare aziendale?

«Stiamo introducendo diversi percorsi. Gli ultimi due sono l’elargizione di buoni spesa o carburante, in un piano triennale, e la messa a disposizione di un avvocato aziendale per cause non complesse come quelle per multe, controversie condominiali e diritti dei consumatori».