Cmc Ravenna in crisi, stipendi da gennaio. Si aggiudica un nuovo appalto

La cooperativa è arrivata fino all’orlo del baratro finanziario con ben sei richieste di fallimento

La Cmc si è aggiudicata l’appalto integrato della Frasso Telesino- Telese

La Cmc si è aggiudicata l’appalto integrato della Frasso Telesino- Telese

Ravenna, 20 dicembre 2018 - Una notizia buona per la Cmc e una che conferma come la cooperativa sia arrivata fino all’orlo del baratro finanziario con ben sei richieste di fallimento a suo carico. Al centro l’attesa dei dipendenti per vedersi saldare in questi giorni almeno la ‘tredicesima’ mensilità. I vertici della Cmc stanno lavorando in questo senso. Il personale non riceverà la mensilità di novembre finita inglobata tra i debiti. Da gennaio in poi lo stipendio arriverà nel contesto del concordato in continuità.

La buona notizia riguarda un vero e proprio colpo di scena nella gara per l’appalto integrato della Frasso Telesino-Telese, lotto della Napoli-Bari ferroviaria messo in gara da Rfi nel giugno scorso per 269,786 milioni di euro a base d’asta. La scorsa settimana la gara era stata aggiudicata alla cordata tra big guidata da Salini Impregilo, insieme ad Astaldi, Sifel Spa e Clf Costruzioni linee ferroviarie. Dopo alcuni giorni, invece, e verifiche più attente sui punteggi e la loro somma, la prima in graduatoria è risultata la Cmc Ravenna (attualmente in concordato preventivo in bianco come Astaldi d’altra parte), in cordata con Consorzio stabile Medil Scarl, Icm spa, Cemes spa, Elettri-Fer srl, Francesco Ventura costruzioni ferroviarie.

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Veniamo al rischio baratro. Nel tardo pomeriggio di ieri l’agenzia di stampa Il Sole 24 Ore - Radiocor ha annunciato di essere entrata in possesso del verbale del consiglio di amministrazione di domenica 2 dicembre, quello che approvò il deposito in tribunale della richiesta di concordato preventivo ‘con riserva’. «Nel corso dell’anno – afferma l’agenzia – sono state presentate sei richieste di fallimento a carico della cooperativa Cmc Ravenna, il gruppo delle costruzioni, numero tre in Italia, 1.118 milioni di fatturato nel 2017, in concordato in bianco dal 7 dicembre scorso».

Tra il 9 novembre e il 7 dicembre è un rapido susseguirsi di colpi di scena. All’annuncio di Cmc che non avrebbe pagato la cedola sui bond (9,7 milioni) in scadenza il 15 novembre, arrivano numerosi decreti ingiuntivi da parte di fornitori, obbligazionisti e creditori, e il 21 novembre Unicredit, in qualità di banca agente, in conseguenza del mancato pagamento della cedola notifica a Cmc l’attivazione del cross default (insolvenza incrociata estesa a tutti i debiti in corso). L’azienda di via Trieste tenta in ogni modo di incassare 136 milioni di crediti in scadenza, ma ne arrivano solo 50. «Di conseguenza – spiega ancora l’agenzia di stampa - gli advisor nominati il 9 novembre, guidati da Mediobanca, hanno dovuto prendere atto che non esistono margini per una negoziazione in bonis con le banche e che anzi il rischio concreto era di andare verso una veloce procedura di fallimento, viste le udienze al tribunale già fissate e nessuna possibilità di adempiere ai creditori». Da qui la drammatica decisione, il 2 dicembre, di procedere con la richiesta di concordato preventivo.