Ravenna, la brina non si vede. "È il clima che cambia"

La temperatura non è ancora scesa sotto lo zero: "L’aria è calda, tuona come fosse settembre"

Campi ricoperti di brina nel lughese

CAMPI RICOPERTI DALLA BRINA NEL LUGHESE.

Ravenna, 3 dicembre 2019 – ‘Per Santa Caterina (25 novembre, ndr) se non c’è la neve c’è la brina’, dicevano un tempo i romagnoli. E il 23 novembre ‘San Colombano porta la neve in mano’. Antichi proverbi – più dettati dal gioco di parole che dalla meteorologia – che oggi si scontrano con il riscaldamento globale. E così Santa Caterina e San Colombano sono passati, la brina non si è ancora vista e le temperature non sono mai andate sotto allo zero. «Al tempo erano eventi probabili – spiega Pierluigi Randi, tecnico meteorologo di Emilia Romagna Meteo e Meteoromagna –, ma ora non più. L’aria continua a essere calda, e lo dimostra il fatto che tuona come a settembre».

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E pensare che le prime gelate di norma si collocano tra l’8 e il 9 novembre: «Era ciò che accadeva nel trentennio 1971-2000 – aggiunge Randi – ma già da diversi anni la data media si sta spostando sempre più avanti. Nel 2014 la prima brina si è vista il 10 dicembre, e negli ultimi anni a fine novembre. Se guardiamo indietro nel tempo, la situazione era ben diversa: nel 1970 è arrivata il 19 ottobre, nel 1971 il 7 ottobre, nel 1974 il 17 ottobre... E anche negli anni ‘60 era comune vedere la brina già a ottobre. Ora è raro: è successo solo nel 2010, il 30 ottobre».

Il Reno oggi a Ponte Bastia, al confine tra le province di Ravenna e Ferrara (Scardovi)

Del resto in tutto il mese di novembre la temperatura non è mai scesa sotto lo zero: «Non accadeva da un po’ – prosegue Randi – ed è successo solo 6 volte nell’ultimo secolo. È senz’altro uno degli autunni più caldi degli ultimi 50 anni. E questo è un altro segnale del riscaldamento globale. Per quanto riguarda la brina è possibile che arrivi mercoledì o giovedì mattina». Il rischio è anche per le piante da frutto: «Se le temperature non scendono sotto a certi limiti il riposo vegetativo è incompleto, e allora la fioritura primaverile sarà incompleta – aggiunge Randi –. Ma è ancora presto per dirlo». Per ora solo un proverbio può avverarsi: ‘Se piove il giorno di Santa Bibbiana (ieri, ndr) piove 40 giorni e una settimana’. «Tranquilli – rassicura Randi – nel tempo si è visto che non c’è nessuna corrispondenza con la realtà».