Ravenna, martedì mattina i funerali di don Ugo Salvatori

Alle 9.30 a San Rocco. La Diocesi: "Ha compiuto tanto bene per la comunità"

Don Ugo Salvatori con Riccardo Muti e la moglie Cristina Mazzavillani Muti

Don Ugo Salvatori con Riccardo Muti e la moglie Cristina Mazzavillani Muti

Ravenna, 16 agosto 2020 – I funerali di don Ugo Salvatori si svolgeranno martedì mattina alle 9.30 nella parrocchia di San Rocco, la sua chiesa, dove attualmente la salma è esposta per l’omaggio dei fedeli. Il sacerdote è morto nel sonno nella notte fra venerdì e sabato, nel suo alloggio, aveva 78 anni. Enorme il cordoglio in città. La Diocesi e l’arcivescovo, monsignor Lorenzo Ghizzoni, ne annunciano con dolore la morte, "nel ricordo del tanto bene compiuto per tutta la comunità".

"Era atteso a Filetto il giorno di ferragosto, nella Festa della Madonna di Sulo, per la celebrazione della messa delle ore 7 assieme alla sua Comunità parrocchiale – spiega Ulisse Babini, parrocchiano di Filetto – , e quando al telefono non ha risposto si è subito pensato al peggio, lui sempre molto attento e preciso, così attaccato alla sua Madre Celeste, che proprio in quel giorno lo aveva voluto con sé. La prima messa si era svolta alle ore 5 e un quarto, poi quella delle ore 6 del pellegrinaggio delle frazioni di S. Pancrazio e Chiesuola del vicino territorio di Russi, poi i fedeli di Roncalceci e S. Rocco lo aspettavano con il suo fare deciso, ma delicato, il suo parlare sincero, ma sempre rispettoso.

A ricordare don Ugo anche Lista per Ravenna. Il capogruppo Alvaro Ancisi ha sottolineato che "Il suo cuore debole in ogni senso, in questi ultimi anni si era gonfiato e rigonfiato oltre misura di amaro e di lacrime (vere) per gli insulti subìti in virtù di una vita da imprenditore d’assalto della carità cristiana, condotta in prima linea sul rasoio degli incerti e delle batoste. Sempre in divisa da prete, mai in giacca e cravatta, tra i soldati più deboli e indifesi. Esposto ad ogni genere di attacchi. Pochi giorni di sole, tanti temporali e rovesci", e il riferimento è chiaramente alle traversie giudiziarie che hanno coinvolto don Ugo e che spesso hanno spaccato la città, ancor oggi non unita nel ricordo.

"Sacerdote schietto, ironico, dinamico – così lo ricorda Gianfranco Spadoni, vicepresidente di Lista per Ravenna – che ha messo al centro della sua vita religiosa il “farsi prossimo” attraverso una miriade di iniziative socioassistenziali a favore delle categorie più deboli, dei meno abbienti, degli ultimi, certo con uno spirito imprenditoriale e pratico e quanto operativo. Spesso ha fornito e risolto problemi concreti di natura assistenziale per colmare vuoti e inadempienze della pubblica amministrazione. Don Ugo, in ogni modo, una risposta era sempre in grado di fornirla in modo adeguato. E se da una parte si poteva affiancare, forse con malignità, al compianto prelato il termine di imprenditore, vi è un risvolto della moneta che indica una figura di vero sacerdote in grado di non tralasciare nessun dettaglio. Liturgie comunitarie solenni, incontri di preghiera, vespri domenicali con rosario e benedizione eucaristica, ore dedicate alla confessione, e tantissime altre funzioni religiose che curava con grande attenzione nei minimi particolari. Sono tanti gli appuntamenti nel suo studio che non negava a nessuno offrendo suggerimenti, aiuti, e consigli di ogni tipo, intercalati da ironia sottile e battute originali e briose piene di affetto. Sarebbe sbagliato e fuorviante giudicare questo nostro sacerdote solo sotto un versante, perché era una figura poliedrica con aspetti tutti degni di considerazione. Ma in fondo tutti i giudizi espressi in terra troveranno una buona sintesi in cielo".

Infine un omaggio arriva anche da Aldo Preda , deputato dell’Ulivo: "Ero presente il 24 giugno 1967 all’inizio del cammino da prete di don Ugo – rammenta – e quando il vescovo Baldassarri gli disse, nell’omelia, che il prete deve essere segno per tutti, don Ugo assentì non solo con la parola, ma soprattutto con un grande sorriso e si chiese cosa fare per essere ascoltato dalla gente. Oggi non solo il Borgo S. Rocco, ma l’intera comunità ravennate, ricorda commossa don Ugo che è stato in questi anni vicino non solo ai suoi parrocchiani, ma a chi aveva fame, a chi non aveva un tetto, che ha raccolto i bimbi in attesa di affido, i carcerati, gli stranieri, i dimenticati da questa società; ecco la sua riflessione per essere ascoltato dalla gente, con la talare, con il breviario in mano, con la scommessa sulla provvidenza e sempre in sintonia con il suo Dio".