Cervia (Ravenna), 4 ottobre 2012 - Architetto Cucinella ci racconta il suo punto di vista sul progetto da lei proposto a Pentagramma Romagna per la riconversione dell’area della prima traversa?
«Ci sono degli elementi semplici. Partiamo da un’area totalmente recintata, privata, attualmente a servizio di alcuni alberghi, con piscina e campi da tennis, ma non accessibile al pubblico, nella quale il privato propone di fare un’opera di grande qualità urbana. Questo nuovo parco pubblico completamente pedonale avrà una funzione di rigenerazione urbana riqualificando l’area. L’atto più forte del progetto è quello di dire che metà del terreno edificabile viene ceduto alla città».
Poi però c’è il grattacielo...
«Certo, ma abbiamo pensato un edificio molto sottile, perpendicolare al mare, in modo da occupare meno spazio possibile. Avremmo potuto pensarlo diversamente, parallelo al mare, invece vorremo fare di questo edificio qualcosa di bello, di esile, di nuovo. Sono molti metri quadrati, ma in definitiva occupa appena il 15% del terreno del privato. So che ci sono molte preoccupazioni, del tutto legittime. Però è nostro compito promuovere la qualità dell’architettura e quella ambientale. E’ necessario fare un’azione di sensibilizzazione per cambiare questa tendenza. Le persone sono abituate a vedere panorami urbani mediocri e un edificio diverso dal solito suscita una reazione forte».
Per realizzarlo saranno necessarie diverse varianti. Non crede che questa procedura relativa al grattacielo aprirebbero la porta a speculazioni edilizie, magari mettendo in pericolo la pineta?
«Sinceramente non credo. Il nostro progetto è il frutto di un importante lavoro svolto insieme alla pubblica amministrazione e, anzi, molto di questo lavoro è ancora da approfondire. L’insieme del progetto punta a migliorare la qualità urbana, ma anche a rendere l’operazione sostenibile dal punto di vista economico. L’area della prima traversa però è totalmente privata».
Significa che se si dovesse arrivare ad un referendum, e questo bocciasse il grattacielo, voi potreste non fermarvi?
«Non sappiamo che cosa accadrà. E’ prematuro fare ipotesi. Credo che questo sia il punto più delicato, non entrare in una logica demagogica. Cervia d’Amare non è solo l’edificio di prima traversa. Se si fa un referendum, il quesito non può riguardare solo il grattacielo. Significherebbe ignorare tutto il resto del progetto. Le critiche e i dubbi dei cittadini sono legittimi, per questo occorre informarli con trasparenza».
Nell’area da lei disegnata ci sono 2500 metri quadri di commerciale. I negozianti di Milano Marittima non li vogliono...
«Siamo in fase preliminare, si può ancora discutere delle attività. La definizione di area commerciale ha molti significati e andranno esplorati con attenzione ed equilibrio. Un progetto come questo prima di essere realizzato è oggetto di analisi precise. Poi si tratterebbe di un’area che qualificherebbe Milano Marittima, non farebbe concorrenza all’esistente».
E 220 appartamenti non le sembrano troppi? Gli agenti immobiliari la pensano così...
«Il problema è che per anni si è costruito troppo e male. Così gli agenti immobiliari hanno tanti appartamenti mediocri da piazzare. E’ ovvio che questi, moderni, belli, costruiti con intelligenza, che rispettano le norme antisismiche e quelle ambientali li mettano in difficoltà. Credo che i romagnoli siano stati scottati in passato: si è costruito, distrutto e sfruttato troppo territorio e ora, legittimamente, hanno paura».
Ecco, allora allarghiamoci dal grattacielo al resto...
«Io ho disegnato l’area della fascia retrostante i bagni e la passeggiata del canalino, che non verrà coperto, e sarà una bella passeggiata. Così come la fascia retrostante i bagni, che ora è fatiscente».
A proposito di grandezze, se il grattacielo si facesse di soli dieci piani... Questo metterebbe tutti d’accordo.
«Magari si può abbassare di un piano, ma dieci sono troppo pochi, salterebbe l’equilibrio economico e bisognerebbe duplicare l’edificio in quel terreno con tutte le conseguenze urbane. Fosse per me lo farei altissimo, ma non si può, perché le regole urbanistiche ci impongono che il ribaltamento in orizzontale dell’edificio non tocchi gli edifici esistenti e quindi quella è l’altezza massima. Poi è stato fatto uno studio per evitare che l’ombra danneggi il soleggiamento al vicinato e alla spiaggia».

Letizia Magnani