Calendario Pirelli, prima volta made in Italy

Paolo Roversi, di Ravenna, firma l’edizione 2020. Il fotografo: "Una responsabilità bellissima"

Paolo Roversi (a destra), autore del Calendario Pirelli, e una delle sue foto

Paolo Roversi (a destra), autore del Calendario Pirelli, e una delle sue foto

Ravenna, 6 maggio 2019 - Si chiama Paolo Roversi, è nato a Ravenna il 25 settembre 1947, vive e lavora a Parigi dal 1973 ed è il primo fotografo italiano che firma il calendario Pirelli, da sempre simbolo di moda, arte e bellezza.

Roversi, lei è uno dei fotografi di moda e non solo più famosi in Italia e all’estero. Come ci si sente a essere il primo italiano a firmare il calendario Pirelli?

«È bellissimo. Sono molto contento di essere stato scelto per questo progetto».

L’hanno vista a Verona per un sopralluogo prima degli shooting che, si dice, ritrarranno donne normali per parlare di amori contrastati. Come mai questa scelta?

«Del calendario non posso dire niente, altrimenti poi non me lo fanno più fare (sorride, ndr)».

Autoritratto fotografico di Paolo Roversi

Lei ha fotografato modelle famose per riviste di moda come “Vogue”, “Elle” e “Marie Claire”. Che cos’è per lei la fotografia?

«È la mia vita, sono cinquant’anni che fotografo ma è difficile dare una definizione della fotografia e non mi piace neanche darla. Fa tutto parte della dimensione dei sogni, dei sentimenti, è tutto molto vago».

A proposito del calendario Pirelli, può almeno dire se c’è qualcosa della sua Ravenna nelle foto che scatterà e, in generale, nelle foto che scatta quotidianamente?

«C’è tutto di Ravenna: l’aria, il cielo, i muri, i colori che adoro. D’altronde la mia amicizia con la luce è nata proprio a Ravenna, nella mia cameretta di quand’ero bambino, che si affacciava su piazza dell’Aquila (in pieno centro storico, ndr)».

Che cosa ricorda di quei momenti della sua infanzia?

«Le proiezioni delle ombre delle bici che entravano attraverso il vetro della mia cameretta, la luce sotto la porta. Da bambino avevo paura del buio, così feci amicizia con la luce ed entrai nella dimensione delle ombre, della fantasia, del sogno».

Qual è stato il primo incontro con la fotografia?

«Avevo otto o nove anni e per la mia comunione, uscito dal Duomo di Ravenna, mi regalarono e misero al collo la mia prima macchina fotografica: era una Ferrania flash. Iniziai a scattare al battistero del Duomo: sono le mie prime foto. Insieme ai ritratti e alle nature morte che scattavo nel mio primo studio in via Cavour a Ravenna con l’amico Giancarlo Gramantieri, saranno presenti alla mostra al Mar di Ravenna con i miei lavori, che aprirà il 7 aprile 2020».

Cosa ci dobbiamo aspettare da questa grande personale?

«Ci sarà una grossa parte del mio lavoro e, anche su consiglio di mia moglie Letizia e del set designer che collabora con me da anni Jean-Hugues de Chatillon, sto pensando di dividerla in tre volumi: le foto di moda, le mie muse e una terza parte con le foto di studio, i viaggi, Ravenna e i ricordi. Ci sarà anche qualche foto del calendario Pirelli che uscirà nel 2020».

Che cosa le piacerebbe fotografare, dopo il grande progetto del calendario Pirelli?

«La mia Ravenna. E in particolare la nebbia, è la cosa che mi manca di più, con la sua malinconia che mi accompagna da sempre».