Là dove tutto è cominciato, a 11 anni di distanza quando tutto, tragicamente, è finito. A undici anni dalla scomparsa – era la sera 24 marzo, a Macerata durante una partita di B2 – di Vigor Bovolenta, il gigante del Polesine nato a Porto Viro, suo figlio Alessandro domani con la maglia della Consar Rcm Ravenna gioca proprio nel Palasport di via XXV Aprile a Porto Viro contro il Delta Volley. Alessandro 205 centimetri è nato nel 2004 ma malgrado la giovanissima età è titolare in A2 ed è l’uomo dei punti pesanti. E la trasferta di Porto Viro, che per lui non è una vera e propria trasferta, a meno di 10’ da Taglio di Po dove vive ancora sua nonna e dove è sepolto suo padre Vigor, ha un sapore tutto speciale.
Bovolenta, domani giocherà con Ravenna a Porto Viro, dove è nato suo padre Vigor, a meno di 10’. Con quale spirito si avvicina a questa gara?
"Sportivamente parlando è una partita che per noi della Consar conta il giusto, vogliamo fare bene perché è l’ultima gara di campionato e vogliamo concludere al meglio il torneo di A2. Ma ottavi siamo e ottavi resteremo mentre per il Delta Volley, al momento terzo, vale molto, cioè un posto migliore nella griglia dei playoff. Ma per me è il doppio più importante anche se non ho mai giocato in quel palasport. A Taglio di Po, che è a due passi da Porto Viro, vive mia nonna, vivono i miei zii: c’ero anche poco tempo fa in una sorta di vacanza con mio cugino. Queste zone sono legate ai ricordi dei nonni, e di mio padre e sono sempre presenti dentro di me. Per me è come giocare in casa".
E Ravenna, una delle grandi patrie della pallavolo, è casa vostra, anche se lei è nato a Roma come sua madre Federica.
"Ravenna è casa mia in tutto e per tutto: qui ho mosso i primi passi pallavolistici, ho debuttato nella SuperLega e quest’anno sto giocando. Ma non è solo pallavolo è anche tutto il resto. Viviamo nella casa costruita in prima persona dai nonni Dino e Luciana: questo ha un valore affettivo altissimo. Poi c’è stata anche la scuola anche se ora per l’ultimo anno di Ragioneria frequento una scuola online: non è facile conciliare gli impegni della serie A2 con le superiori. E quando faccio una cosa mi piace farla bene non ottenere quanto basta per stare solo a galla". La pallavolo nel Dna: può sembrare una sciocca frase fatta, ma lei campione d’Europa – nonché miglior giocatore del torneo – con la nazionale Under20, sua sorella Arianna, classe 2008 tra le migliori con la nazionale Under17.
"Sin da piccolo andavo a vedere le partite di nostro padre con mia madre: la pallavolo è stata il lavoro dei miei genitori (anche la madre Federica Lisi ha giocato due lustri in serie A, ndr) ed è sempre dentro di noi, nel nostro sangue. Rispetto a mio padre che era un centrale io gioco opposto: un ruolo che sento particolarmente nelle mie corde. Ne parlo spesso con mia madre, mi confronto con lei: sono stato fortunato ad essere a Ravenna, allenato da un tecnico come Marco Bonitta che ha avuto e cresciuto nell’allora giovanili del Messaggero giocatore che si sono poi affermati sul grande palcoscenico come mio padre stesso ma anche Rosalba e tanti altri. Quest’anno abbiamo ottenuto un traguardo molto importante come i playoff e a noi giovani è servito tanto giocare: ti prendi più responsabilità, più rischi consapevoli e cresci. Cosa che devo fare ancora moltissimo, sotto l’aspetto fisico e tecnico". Ugo Bentivogli