Arrigo Sacchi: "Fusignano o Milan, l’impegno era lo stesso"

Il libro del profeta del calcio totale. L’allenatore racconta fra dialetto e aneddoti la sua vita in panchina. Mercoledì la presentazione a Milano Marittima

Arrigo Sacchi (Ansa)

Arrigo Sacchi (Ansa)

Fusignano (Ravenna), 29 marzo 2015 - C’è anche Fusignano. Anzi, c’è un capitolo intero — il primo — dedicato tutto alla propria città natale. Aneddoti, personaggi, ricordi e lacrime. Come quelle per il fratello Gilberto, morto in un incidente stradale a poche centinaia di metri da casa. È la storia di Arrigo Sacchi raccontata a Guido Conti. Storia romanzata. Anzi, storia raccontata. Il libro che racconta questa storia s’intitola ‘Calcio totale’. È uscito questa settimana pubblicato da Mondadori. E, mercoledì prossimo verrà presentato a Milano Marittima, alle 17 presso l’Hotel Perla Verde (modera a Giuseppe Tassi, direttore del Quotidiano Sportivo.)

Peli sulla lingua, pochi. Le citazioni in dialetto sono nude e crude, ai limiti del ‘vietato ai minori’. Strappano anche un sorriso. La traduzione invece, è edulcorata. Ma i romagnoli parlano così. E solo gli indigeni possono capirne il senso. Ci sono spaccati di vita quotidiana e abitudini fusignanesi di vita notturna. Perché a Fusignano, un tempo paese agricolo, si viveva di notte.

La casa della nonna di fronte alla villa di Vincenzo Monti è il punto di partenza. Tanto per mettere le cose in chiaro, papà Augusto e il regalo per il buon profitto scolastico — sarà forse un pallone da calcio? — stanno nella prima pagina. La Lucia ‘di furnèr’, cioè la mamma, due facciate dopo. La morale e gli insegnamenti, dappertutto.

La storia di Arrigo Sacchi, che lascia il certo per l’incerto, è ormai di dominio pubblico. Meglio il pallone dell’avviatissima azienda di famiglia è l’incipit di molte narrazioni sul tecnico, che poi ha cambiato per sempre il modo di interpretare il calcio. Ecco allora che l’eloquio di Sacchi cede in maniera quasi impercettibile al sentimento quando, di mezzo, ci vanno le persone che lo hanno accompagnato nel dietro le quinte, dal ‘prof’ Italo Graziani a Natale Bianchedi.

L’astrologo e cartomante Ido Silvagni — anche lui prof... — resta nella mente dei fusignanesi e in quella dei ravennati che, negli anni Cinquanta frequentavano la spiaggia di Marina. Prevedere che il Bellaria si sarebbe salvato in quarta serie, non era forse così difficile. Prevedere invece che la carriera di Van Basten sarebbe stata costellata da infortuni, lo era sicuramente di più. Ma la figura cui Arrigo Sacchi riconosce il merito di avergli cambiato il destino è il compianto bibliotecario Alfredo Belletti, scomparso undici anni fa.

Bastano quattro parole per sintetizzare le pagine ricche di gustosi aneddoti: «A lui devo tutto». Spassosi i siparietti sulla Multipla. Così come trasudano tenerezza le citazioni di Ghinino Saviotti, presidente del Fusignano, e quella di Carles Balestra, terzino da 15 gol a campionato, ma sempre squalificato.

Ci sono tuttavia anche le notizie. Come il primo stipendio da 250mila lire al mese preso per allenare l’Alfonsine dopo i tre anni — con tanto di promozione dalla Seconda alla Prima categoria — passati al Fusignano.

Il vecchio stadio di Alfonsine era in terra battuta, ed era conosciuto come il ‘Maracanà’. Sembra medioevo, e forse lo è: stagione 1976-77. Presidente Tiscio — al secolo Teresio Gualdrini — il fornaio del paese, e il vice di Sacchi è Franco Ortolani. Evviva il calcio totale.