Ravenna calcio retrocesso, fuori dal Benelli esplode la rabbia dei tifosi

Contestati la dirigenza e i giocatori: tre di loro e il ds Sabbadini ci mettono la faccia: "Abbiamo fatto schifo, vi chiediamo scusa"

La rabbia dei tifosi fuori dallo stadio

La rabbia dei tifosi fuori dallo stadio

Ravenna, 1 luglio 2020 - Ravenna retrocesso in serie D. Al triplice fischio esplode la rabbia dei tifosi e la contestazione a squadra e dirigenza. Prima un gruppo sparuto, una ventina di supporter che dal vicino bar Stadio si presenta davanti al Benelli, prendendo di mira con sfottò e qualche insulto il presidente Alessandro Brunelli ("mettici la faccia, tanto i conti sono in ordine", gli gridano non senza una punta di sarcasmo) e la direttrice generale della società, Claudia Zignani, che a testa bassa si dirigono verso lo spogliatoi. Immagine stridente, mentre fino in piazza Sighinolfi rimbombano nitidi i cori di giubilo dallo spogliatoio: quello del Fano. Poi, col passare dei minuti, la rabbia monta e la tensione sale. Soltanto verbale, nessun incidente. Ravenna e i suoi tifosi ripiombano negli anni bui della retrocessione e delle gestioni carnevalesche, tipo quella di Aletti. Le forze dell’ordine, presenti in forze con polizia, carabinieri e municipale, devono spostarsi davanti all’ingresso carrabile di via Punta Stilo.

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Dalle prime informazioni raccolte dalla Digos i gruppi ultras che avevano guardato la partita in tv al bar Classensis – Prima Periferia, Ultras Ravenna 1994 e i giovani di Nuova Guardia Giallorossa – avevano detto che non avrebbero fatto capolino davanti allo stadio, come invece avevano fatto dopo la sconfitta a Fano nella partita di andata dei playout. Qualcuno ci avrebbe ripensato, e una trentina di tifosi si presentano quando ancora non è sceso il buio. I primi fischi e applausi ironici sono per i giocatori giallorossi che lasciano rabbuiati il Benelli a bordo delle loro auto. La Digos filma tutto, ma la rabbia dei supporter è del resto comprensibile e resta sempre confinata nella sfera dell’insulto e dello sfottò.

A metterci la faccia, poco prima delle 21.30, sono tre giocatori – il portiere ravennate Spurio, Nocciolini e Jidayi – che pur dall’interno dello stadio si presentano al cospetto dei tifosi, assiepati di là dalla recinzione metallica, e visibilmente sconsolati chiedono scusa. Nel mirino degli ultras ci sono soprattutto la cacciata dell’allenatore, Luciano Foschi, dai più ritenuta tardiva, e la partenza di alcuni giocatori che erano stati il simbolo delle brillanti stagioni precedenti, come Lelj e il portiere Venturi. È a questo punto che si innesta un lungo colloquio con fitti botta e risposta tra il Ds Matteo Sabbadini – il solo della dirigenza uscito per metterci la faccia – e i tifosi.

Dialogo civile, ma a volte Sabbadini alza il tono: "Vi chiedo scusa, sono il primo a dire che in queste due partite abbiamo fatto schifo e non sono qui per cercare alibi". Poi, sui due giocatori, precisa che Venturi "è stato lui a volersene andare". E su Lelj : "L’anno prima, dato che non lo sapete, gli avevamo proposto un biennale al signor Lelj. Sapete cosa mi ha detto? Mi basta un anno, perché voglio prendere cinquemila euro in più quest’anno". Irrompe un tifoso: "Parlaci di questi 180 minuti". E il direttore sportivo: "Ho detto che abbiamo fatto schifo". Un altro lo interrompe bruscamente: "E’ dall’inizio che facciamo c.... Il prossimo anno col c. che ci vedi in tribuna". E un altro: "La colpa è soprattutto la vostra". Sabbadini incassa, ma parzialmente: "Io me la prendo tutta, ma bisogna vedere il curriculum del giocatori". Come dire, e chi se l’aspettavano che erano questi...