Sport"Che emozione correre la mia prima Milano Sanremo"

"Che emozione correre la mia prima Milano Sanremo"

L’atleta faentino Manuele Tarozzi sabato ha partecipato a una delle grandi classiche del ciclismo, arrivando in 155esima posizione

"Che emozione correre la mia prima Milano Sanremo"

"Che emozione correre la mia prima Milano Sanremo"

Manuele Tarozzi ciclista professionista faentino, ha concluso sabato la sua prima Milano Sanremo vinta da Van Der Poel. L’atleta a inizio di stagione si è messo in evidenza anche con una bella vittoria in una tappa al Tour del Rwanda. Erano diversi anni che un corridore manfredo non era in lizza in una classica del ciclismo mondiale; Tarozzi è arrivato al traguardo in 155esima posizione a 12 minuti e 40 secondi, dal vincitore, Mathieu Van Der Poel. Il faentino, 25 anni, professionista da due per Green Project Bardiani Csf Faizanè, quest’anno ha già collezionato alcune affermazioni di rilievo. Ha vinto infatti la sua prima corsa da professionista, conquistando il successo in solitaria, arrivando primo nella settima tappa del Tour du Rwanda. Pochi giorni prima, aveva vinto inoltre la classifica scalatori della Vuelta a San Juan in Argentina. Tra le squadre che lo hanno visto crescere nelle categorie giovanili, la Faentina, la Zannoni e la Forlivese.

Tarozzi, com’è correre con campioni del calibro di Pogacar, Van Aert, Van der Poel, Alaphilippe, Ganna?

"Con Ganna e gli altri ci corro da inizio anno sempre insieme, e devo dire che alla fine non è che mi facciano molto impressione, siamo colleghi io li vedo così".

La sua prima Milano Sanremo com’è andata?

"Direi bene, mi sono staccato sulla Cipressa e poi l’ho finita, d’altronde non avevo mai fatto 300 km (la gara è lunga 294 km, ndr)".

Quando ha iniziato a correre in bici e quando ha deciso di farne il tuo mestiere?

"Ho iniziato a sei anni. In casa mia la passione per la bici è sempre stata presente: mio padre, mio nonno, mio zio correvano e così ho iniziato anch’io. Dopo le prime vittorie mi sono appassionato sempre di più e ho continuato. Ho fatto anche altri sport, come il Triathlon, ma non ho mai smesso di pedalare. Non sono nato con la passione per la bici; durante le scuole superiori ho iniziato a chiedermi cosa volessi fare nella vita e ho capito che sarei diventato un professionista".

La cosa più difficile e la cosa più bella per un ciclista?

"Credo che quando si ama ciò che si fa, si ha una bella squadra, niente sia particolarmente difficile. Sono spesso lontano da casa, ma mi piace viaggiare. Forse la cosa peggiore è il cibo che non è sempre buono. Lo stare insieme, il fare gruppo, penso che siano le cose più preziose per un ciclista. Poi certo, quando si corre lo si fa per vincere e quindi la vittoria è qualcosa che dà grandi soddisfazioni, ma lo stare insieme penso sia ancor più importante".

Qual è la gara che ricorda con più piacere?

"La gara più bella che ho corso finora è stata quella organizzata da Davide Cassani qualche anno fa, quando ero ancora nella categoria juniores che ripercorreva la 100Km in bici. Si partiva da Firenze per arrivare in piazza del Popolo a Faenza. Quel traguardo in piazza è stato il più bello finora".

Quale consiglio vuole dare ai ragazzi che si avvicinano a questo sport?

"Il ciclismo è una scuola di vita. Impari a relazionarti con gli altri componenti della squadra, a stare lontano da casa. Ti permette di fare esperienze che ti porti dietro, a prescindere da cosa deciderai di fare nella vita. E poi è uno sport che si fa all’aria aperta: permette di fare attenzione ai bei paesaggi che abbiamo attorno ma a cui spesso non diamo attenzione."

I suoi prossimi impegni?

"In settimana in Slovenia, Goriska e Adria Mobil"

Gabriele Garavini