La rabbia dei tifosi: "Basta scuse, adesso da tutti vogliamo i fatti"

Marco Duro: "Chi va in campo deve farlo per lo stemma che c’è sulla maglia e non per il nome sulla schiena"

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"I giocatori devono giocare per lo stemma che portano sulla maglia e non per il nome che hanno dietro la schiena". Marco Duro è uno dei tifosi del Ravenna. Rappresenta se stesso, ma sintetizza anche il disagio di decine di sportivi giallorossi che, in questa fase, sono costretti a seguire le partite dalla televisione. Da oltre un anno infatti, il Covid sta impedendo il contatto diretto fra il pubblico e la formazione ravennate. Per incitare la squadra del cuore, per gioire delle vittorie e per criticare le sconfitte, ai supporter del Ravenna non restano dunque che il web e la carta stampata.

La prestazione incolore di mercoledì, unita ad un ko pesantissimo nell’economia della corsa alla salvezza, hanno stimolato di nuovo i tifosi e gli sportivi. La prestazione offerta contro il Matelica, ha effettivamente costituito un passo indietro dal punto di vista tecnico rispetto alle ultime uscite. Critiche e invettive, spesso edulcorate da una certa dose di ironia, hanno preso a circolare immediatamente sul web: "Il tifoso del Ravenna – ha scritto Marco Duro al nostro giornale – è stanco di tutto questo. Per un tifoso che segue e ama lo sport cittadino, è una umiliazione assistere a tutto questo. È il momento che qualcuno si faccia da parte. Naturalmente parlo a titolo personale. Da anni seguo la squadra in ogni partita, e quindi mi sento di avere sufficiente voce in capitolo per esprimere la mia opinione. In tutte le conferenze stampa, compresa quella di mercoledì, sono state trovate soltanto scuse. Mai nessun dirigente che abbia pensato di chinare il capo e chiedere scusa all’intera tifoseria? La società deve capire che il tifoso è un patrimonio".

Al termine della ‘stagione regolare’ mancano 10 partite. Non tutto è perduto: "Tornando al campo – ha aggiunto Marco Duro – la squadra allestita può effettivamente giocarsela con tutti quanti. Ma, giocatori e allenatore, devono iniziare a buttare il cuore oltre l’ostacolo. Solo l’impegno non basta più. Lo ripeto, i giocatori devono giocare per lo stemma che portano sul petto e non per il nome che hanno sulla schiena. Quindi è arrivato per tutti il momento di dimostrare il proprio valore, non solo come giocatori, ma anche come uomini. Le scuse sono finite, ora vogliamo i fatti".