OraSì, il gruppo non c’è più. E il tempo stringe

La squadra ha perso tutti gli scontri diretti, resta solo la partita con San Severo. E quel match rappresenta l’ultimo appello

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Continua a crescere in maniera allarmante la striscia negativa dell’OraSì in questa sfortunata stagione. La squadra sfodera prestazioni discrete per 25-30 minuti, ma si perde nei momenti decisivi della partita con una costanza che sta diventando preoccupante. È accaduto a Bologna, a Cesena contro Mantova e domenica sera a Rimini, soltanto per citare le sfide dell’ultima settimana. Ma si potrebbe allargare il discorso anche alle gare con Chiusi, Cento e Udine. Dodici punti potenziali che si sono trasformati in un pugno di mosche. La classifica adesso si è fatta davvero preoccupante perché soltanto Chieti ha lo stesso passo negativo dell’OraSì e la più vicina concorrente si trova a 4 punti di distanza.

Il problema ulteriore è che gli scontri diretti con le avversarie che stanno lottando per non retrocedere Ravenna li ha persi tutti e siamo già arrivati alla fine del girone di andata. Manca infatti soltanto la sfida con San Severo, l’ultima dell’anno al Carisport di Cesena, poi sarà girone di ritorno. Sempre meno partite in calendario quindi, e sempre più distanza da colmare ed è inutile dire che una sconfitta contro i pugliesi sarebbe una mezza condanna per i giallorossi. Ciò che viene meno è la lucidità. Quando l’andamento della gara sorride alla formazione di Lotesoriere, i giocatori mostrano collaborazione, cooperazione e unità di intenti. Quando le cose iniziano ad andare male, e succede spesso, il gruppo si sfalda. Manca la coesione e subentra l’individualismo per salvare il salvabile, anche a costo di snaturarsi. Ecco quindi l’accanimento nel tiro da tre, gli attacchi al ferro spesso dannosi di Anthony e la scarsa lucidità nei secondi finali. Emblematiche di tutto ciò sono un paio di azioni del Flaminio nelle quali i giallorossi non sono riusciti a costruire un tiro entro i 24 secondi.

Parlando dei singoli, Anthony è troppo alterno. Oltre allo scarso aiuto in attacco, il suo apporto difensivo è quasi nullo a causa del mismatch fisico che soffre praticamente con chiunque. Il connazionale Lewis continua ad essere un oggetto misterioso. Dotato di potenzialità fisiche eccezionali, a Rimini ha mostrato un’indolenza e una così scarsa voglia di lottare che gli hanno fatto preferire il giovane Onojaife per lunghi minuti. Petrovic dal canto suo è un altro elemento che non sta rendendo come era nelle attese: segna poco, ma non è determinante nemmeno in difesa. Ma è l’amalgama del gruppo che non funziona. La chimica è stata sempre il punto di forza di Ravenna, ma quando essa viene a mancare, manca quasi tutto. Il pubblico si sta scollando dalla squadra rimproverando ai giocatori un atteggiamento apatico. San Severo rappresenta quindi davvero l’ultimo appello anche per questo.

Stefano Pece