Renato Laghi e la sua corsa contro il tempo

Tricolori di ciclismo a Faenza, l’ex professionista racconta e pronostica: "Il favorito per la crono? Ganna, ma occhio a Sobrero"

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Ci sarà anche Renato Laghi, 76 anni, alla partenza e all’arrivo dei campionati nazionali di ciclismo a cronometro, in calendario venerdì in piazza a Faenza. Una competizione che ai suoi tempi neppure si correva: la prima prova a crono è infatti datata 1995. Eppure nella sua vita di corse contro il tempo ce ne furono: "ricordo una gara a inviti che si disputò su un circuito a Castrocaro", rivela Laghi. "C’erano tutti i fenomeni; io fui invitato quale corridore di casa. Fu un inferno: all’ultimo giro andai in crisi, ho ancora davanti agli occhi l’immagine di Jacques Anquetil che mi sorpassa al doppio della velocità".

E pensare che uno dei suoi compagni d’allenamento più fidati era proprio Ole Ritter, danese recordman dell’ora: "viveva da queste parti, ci allenavano assieme. In pianura andava come un treno. I gregari allora facevano quasi un altro sport rispetto ai capitani: in salita si attaccavano alla nostra maglietta, l’acqua era innanzitutto riservata a loro. Il mio compito era di entrare in azione durante le ultime salite, stare vicino al capitano – che per me era Bitossi, o Taccone, o Baronchelli – nei momenti più critici della corsa. Ma ci toccava anche fermarci alle fontane per fare rifornimento, qualche volta addirittura nei bar. Di quegli anni ho soprattutto dei bei ricordi, ma fra l’uno e l’altro ci sono anche la sete, le occhiate alla carta geografica subito dopo il traguardo, quando eri sfinito ma dovevi trovare l’albergo in una città che non conoscevi". Ancora oggi Renato Laghi pedala 10mila chilometri ogni anno. "Sono nato sotto le bombe, rifugiato a Villa Emaldi nel ‘44. Le premesse non erano le migliori, diciamo così. Poi però nella vita ho sempre avuto fortuna: al Giro d’Italia non sono mai caduto, ad esempio. Ricordo appena qualche scivolata in allenamento; mai una frattura". A luglio è spesso sulle Alpi per il passaggio del Tour de France. "Quella corsa è ancora oggi un sogno ricorrente. Ho gareggiato in squadre che l’hanno disputato, ma sempre l’anno prima o l’anno dopo rispetto a quando c’ero io". Scalatore purissimo, in carriera Laghi vanta un 19° posto al Giro, un nono alla Tirreno-Adriatico e un undicesimo al Giro di Svizzera, ma anche un ventesimo alla Milano-Sanremo. La sua prima e unica vittoria nel ‘77, dopo dieci anni di professionismo. "Una fuga al Giro d’Italia in una tappa alpina: li staccai tutti uno per uno, e arrivai da solo dal traguardo. Mi aggiudicai pure la targa d’argento, riservata alla fuga capace di vincere con più margine".

Fu proprio un campionato italiano una delle sue migliori giornate: "nel ‘76, alla Coppa Bernocchi. Corremmo otto ore sotto pioggia. Mai andato così forte in vita mia. Ma il capitano era Bitossi: gli tirai la volata e riuscii comunque ad agguantare il nono posto". Venerdì Renato Laghi sarà alla partenza dei campionati a crono, in piazza a Faenza: "Ganna è il favorito, lo sappiamo tutti. Ma occhio a Matteo Sobrero: sta andando fortissimo". La gara in linea di domenica passerà davanti a casa sua: "credo che la guarderò da lì". Come quella prima volta, quando aveva cinque anni e vide Fausto Coppi attraversare Faenza in solitaria per il Giro di Romagna. "Allora capii che avrei corso anch’io".

Filippo Donati