Gherpelli, dal set alla campagna: «Raccolgo semi in ogni viaggio, è la mia banca dei grani antichi»

La sfida sui ‘social’, il motto degli Agri-colti: «Puntiamo al benessere»

L’attore-contadino Andrea Gherpelli nei suoi campi (foto Massimo Mantovani)

L’attore-contadino Andrea Gherpelli nei suoi campi (foto Massimo Mantovani)

Correggio (Reggio Emilia), 18 giugno 2018 - C’è un pezzo di terra nel cuore della Bassa reggiana in cui si coltivano sogni e grandi ambizioni. È lì, a Prato di Correggio, dove l’attore Andrea Libero Gherpelli sta portando avanti la sua rivoluzione. «Capire che cosa ci è stato tolto nel tempo e costruire un futuro partendo da alimenti sani».

Lui, 43 anni e volto noto di serie tv come Squadra Antimafia, Don Matteo, Nero Wolfe – avvistato in questi giorni sul set del film di Giorgio Diritti dedicato alla vita del pittore naif Antonio Ligabue, al fianco di Elio Germano – da qualche anno ha deciso di tornare a occuparsi dell’azienda agricola di famiglia, ritagliando all’interno una startup destinata al recupero, alla selezione e alla moltiplicazione dei grani antichi.

Gherpelli, dal set al trattore è un bel cambiamento. Da dove nasce tutto questo?

«La libertà di poter disporre di alimenti sani era ciò che da sempre desideravo per la mia famiglia e per gli amici. Così, forte della mia laurea in Ingegneria messa nel cassetto, ho scelto di rallentare e di mettermi in ascolto. Grazie alla mia professione di attore, spesso in viaggio, ho iniziato la ricerca. Ho trovato uomini depositari di un antico sapere: Sicilia, Garfagnana, Parma, Francia, Siria. Mi hanno dato una manciata dei loro semi, non modificati da laboratori, aziende chimiche o sementiere. Un percorso artigianale, che parte dallo scambio emozionale, dagli incontri».

Che cosa ha scoperto mettendosi in ascolto?

«Che è reale la possibilità di produrre cibo totalmente sano. Un cibo che sia cura, salute ed energia. Un concetto arcaico, ma tuttora concreto e legato alla qualità del rapporto fra uomo e terra. Un’ idea così potente da divenire rivoluzionaria ai giorni nostri. Di recente proprio nel terreno che sto coltivando è stato trovato un attrezzo agricolo dell’età del Bronzo. Non sono forse segnali questi?»

Ci racconti la sua collezione.

«È datata intorno ai primi anni del ‘900 e permette di ottenere prodotti totalmente naturali che non hanno subito mutazioni di alcun genere. La mia ‘banca’, come amo definirla, ora è composta da una dozzina di semi: si parte dal grano, con il Gentil Rosso, il Virgilio, l’Ardito, il San Pastore, il Rouge de Bordeaux, l’Autonomia, il Khorasan (varietà persiana su cui è stato costruito il Kamut); poi ho il farro ‘Antica popolazione Garfagnana’, il mais Otto file, cecio bianco e nero. Infine, il mio preferito: il grano ‘del Miracolo’. Si chiama così perché in condizioni ottimali è capace di sviluppare più spighe sullo stesso stelo. Ecco, il suo nome rappresenta a pieno la mia sfida».

Quali sono le proprietà di questa ‘banca’?

«Ci sono rapporti scientifici, diversi studi. Ma soprattutto le analisi. Questi grani mantengono inalterate le loro caratteristiche naturali in termini di genetica, proprietà nutritive e sapori, offrendo inoltre una percentuale proteica totale superiore a quella dei grani moderni; più basso il valore del glutine, risultando quindi più delicati e assimilabili per l’organismo».

Che fine fanno le sue farine?

«Vengono macinate a pietra e contengono il seme nella sua interezza: germe di grano, crusca a foglia larga. Donano quindi un alto contenuto di fibre, proteine, aminoacidi, vitamine e sali minerali. In questo momento, sto effettuando sperimentazioni sui prodotti che presto spero di poter commercializzare».

Il suo dito fasciato racconta come la vita nei campi sia diversa da quella sotto i riflettori.

«Sono un agricoltore di quarta generazione. Da lì arrivo e lì sono tornato. Non mi spaventa la fatica, so che la terra è bassa e il sole caldo. Ma l’idea nasce con la promessa di rendere accessibili a chiunque i benefici riscontrati da me e dai miei cari nel nutrirsi in questo modo».

SUI SOCIAL

L’attore-contadino ha lanciato un motto sul web, con l’hastag #Agricolti.

«Gli #agricolti riprendono in mano le campagne e di nuovo le rendono interessanti, stimolanti e creative. Gli #agricolti ricercano e praticano. Elaborano e generano. Vogliono ridare braccia e cervelli rubati ingiustamente ai campi, produrre benefici di salute e di benessere. Credono nella Agri-Coltura, quella che sa coinvolgere, tra i bisogni dell’uomo e la generosità della natura», si legge su Facebook. Assieme allo scrittore Gabriele Bindi, autore del libro ‘Grani Antichi’ (Terranuova Edizioni) sta partecipando a festival e conferenze per raccontare questa nuova filosofia di vita. «Le tecniche che utilizzo rispondono al bioasset dell’azienda agricola ‘Casa Vecchia’ di Prato di Correggio e sono in linea con i disciplinari dell’agricoltura naturale e biologica – spiega Gherpelli –. Totale assenza di chimica, fertilizzanti organici, compost».

La differenza è visibile a occhio nudo. «Le piante dei grani antichi, raggiungendo in campo la loro altezza originaria sovrastano le malerbe. Non si è costretti a ricorrere a diserbanti, ma diviene naturale mantenere tutelato l’equilibrio», sorride lui. «Sono felice ora. Il mio progetto è arrivare a una conoscenza vera, nella convinzione che accoglienza e diversità possano solo arricchire, nella natura come nella vita».