Reggio Emilia, ecco Mindemic con l'attore Giorgio Colangeli

Stasera la presentazione al Rosebud col regista e sceneggiatore ferrarese Giovanni Basso

Giorgio Colangeli in Mindemic

Giorgio Colangeli in Mindemic

Reggio Emilia, 7 dicembre 2022 - Primo lungometraggio del trentottenne regista e sceneggiatore ferrarese Giovanni Basso, ‘Mindemic’ sarà presentato stasera al Rosebud in anteprima reggiana, alle 21, introdotto dall’autore insieme all'attore Giorgio Colangeli. Girato con un iPhone dotato di una particolare lente, il film esplora il sottilissimo confine tra realtà e finzione raccontando la storia di Nino, regista settantenne che non lavora da anni e vive isolato in un appartamento senza alcuno scopo. Una mattina il suo produttore gli offre l’opportunità di rientrare nel giro, scrivendo un film in soli tre giorni. Nino riprende la macchina da scrivere e decide di realizzare un film di guerra, chiedendo l’aiuto dei suoi storici collaboratori, che però declineranno l’invito. Lui non si dà per vinto e diventa l’unico attore della sua stesura, inscenando nelle stanze dell’appartamento tutti i personaggi immaginati e perdendosi sempre più nel delirio creativo.

Giorgio Colangeli in Mindemic
Giorgio Colangeli in Mindemic

Colangeli, com’è stato il rapporto fra lei, affermato attore di cinema e teatro, e un regista al debutto nel lungometraggio?

Una collaborazione felicissima. Io sono quasi solo in scena, a parte un ruolo femminile e l’apporto validissimo dei colleghi in videoconferenza. Ho vissuto una grande intimità con questa troupe in una condizione di lavoro originale, tanto quanto è eccezionale e complessa la sceneggiatura. Lo considero un film sperimentale. Anche rischioso. Ma i risultati sono soddisfacenti.

Il suo personaggio vive già una condizione di isolamento e, anche se gli giungerà una nuova chance professionale, si chiuderà completamente al mondo esterno per realizzare il progetto. Che prova è stata per lei?

‘Mindemic’ mette la pandemia sullo sfondo, senza mai raccontarla concretamente. E’ stato scritto durante il lockdown, ma non volevamo che il film si legasse troppo a un periodo preciso, doloroso, che la gente tendeva a lasciarsi alle spalle. La solitudine che abbiamo rappresentato ha soprattutto a che vedere con la creatività, che è un privilegio ma anche una condanna. Nino perde il senso dei limiti tra quello che immagina e quello che è, e anche lo spettatore viene trascinato in questo vortice di confusione. Abbiamo aperto un indirizzo email per permettere al pubblico di esprimere le proprie impressioni su questo film così complesso.