A Bologna tanti reggiani a commemorare la strage

L’assessore Sidoli, i sindaci Giberti e Cavallaro, oltre a consiglieri e cittadini. La presidente del Senato Casellati: "Basta con i segreti, serve la verità".

Migration

Bologna stringe in un abbraccio ideale i 200 feriti le famiglie delle 85 vittime della strage del 2 agosto 1980. E in un momento di grande unione c’erano anche tantissimi reggiani a ricordare il tragico atto terroristico.

C’era un clima nuovo in piazza Maggiore, dove si è svolta la commemorazioni (le misure anti-Covid hanno impedito il corteo fino alla stazione, che ora si chiamerà ’Bologna 2 agosto’, dove sono arrivati solo tre bus dei parenti delle vittime). Applaude la presidente del Senato, Maria Elisabetta Casellati (dopo la visita del presidente della Repubblica Sergio Mattarella giovedì), che dice "basta con i segreti". Applausi non scontati. In passato, esponenti di centrodestra (Casellati è in Forza Italia dalla prima ora) erano stati contestati con forza e fischiati da una piazza ostile.

Per la seconda carica dello Stato, dopo 40 anni "è inaccettabile che ancora ci siamo dei veli". Per questo bisogna "fare un lavoro" per accertare "chi è perché, una volta per tutte. È tempo di aprire i fascicoli. Di toglierli dai cassetti". La storia "non si scrive con i segreti di Stato, ma con l’inchiostro indelebile della verità".

Tra stazione e piazza ieri c’erano anche diversi rappresentanti reggiani. Per il Comune l’assessore Mariafrancesca Sidoli, accompagnata dal consigliere delegato della Provincia (e sindaco di Albinea) Nico Giberti con Gonfalone. Da Rubiera anche il primo cittadino Emanuele Cavallaro, che si è fermato direttamente in stazione, oltre ai consiglieri Marco Ferri (Scandiano) e Marco Cassinadri (Casalgrande) con rispettivi gonfaloni. Ancora più importante soprattutto quest’ultimo, non fosse altro che quel 2 agosto 1980 tra le 85 vittime ci furono anche il 23enne Vittorio Vaccaro e la 46enne Eleonora Geraci, rispettivamente marito e suocera di Adele Incerti, proprio di Casalgrande.

Incontrando i parenti delle vittime a Palazzo d’Accursio, il viceministro dell’Interno Vito Crimi ha ribadito che "dopo 40 anni si può solo chiedere scusa, per non avere ancora portato qui tutte le dovute e necessarie risposte". Una mancanza di verità piena "non accettabile".

In merito alla ‘direttiva Renzi’ sulla declassificazione degli atti (un "guscio vuoto" per Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione famigliari delle vittime), Crimi assicura: il premier Giuseppe Conte "mi ha riaffidato l’incarico di seguire il comitato per la completa attuazione della direttiva. Abbiamo attivato procedure per aumentarne la capacità e abbiamo rivisto i criteri, superando le criticità" sollevate.

Proprio Conte, in un tweet, ricorda: "Siamo al fianco dei familiari, di chi crede nello Stato, dei magistrati impegnati a squarciare definitivamente il velo che ci separa dalla verità".