"A Novellara ci fu un’altra ragazza segregata"

L’avvocato Davide Carletti, fratello del sindaco, riporta alla luce un caso di 4 anni fa: "Per fortuna la giovane riuscì a trasferirsi all’estero"

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Altri casi di matrimoni forzati, simili a quello di Saman Abbas, si sono verificati negli ultimi anni a Novellara. Già dai tempi del precedente sindaco Raul Daoli, e poi nei mandati di Elena Carletti, attuale primo cittadino, alcuni episodi che ricalcano in parte quello di Saman erano stati presi in carico dai servizi sociali e dalle forze dell’ordine. Mai, però, si erano conclusi in modo drammatico. Uno di questi casi era stato all’attenzione di Davide Carletti, avvocato di professione, fratello del sindaco Elena.

Avvocato Carletti, lei si era interessato di un procedimento giudiziario legato proprio a un tentativo di matrimonio forzato…

"Sì, era accaduto poco più di quattro anni fa. Mi era stato conferito l’incarico di difesa di una coppia di coniugi pakistani, abitanti a Novellara, accusati di sequestro di persona".

Cosa avevano fatto?

"Erano indagati per aver tenuto segregata in casa la loro figlia, non ancora maggiorenne, alla quale volevano far sposare un suo connazionale. Ma, a quanto pare, a lei non gradito. Lei aveva altri obiettivi".

Un caso quasi identico a quello di Saman Abbas, dunque.

"Molto simile. Pure in quel caso la ragazza aveva deciso di ribellarsi alla situazione, denunciando i fatti alle autorità. Erano intervenute le forze dell’ordine, con i servizi sociali. Lei era stata allontanata dalla famiglia e accolta in una struttura protetta segreta".

Alla fine è tornata in famiglia? "Non credo. La fine della vicenda non la conosco, perché avevo abbandonato il caso. Mi risulta, però, che lei si sia trasferita all’estero, con il ragazzo del quale si era è innamorata".

Ma i suoi genitori come giustificavano la loro scelta sul futuro della figlia?

"Erano convinti di essere dalla parte della ragione, dicevano che agivano per il bene della ragazza. Secondo loro era assolutamente giusto che potessero indicarle quale doveva essere l’uomo della sua vita. Il problema è che lo avevano fatto segregandola in casa".

Lei con chi parlava di solito?

"Avevo colloqui sempre e solo con il padre. Sua moglie l’ho incontrata una sola volta, quando ha firmato la delega per affidarmi la sua difesa nell’ambito della vicenda giudiziaria".

Perché ha deciso di abbandonare quel caso?

"Secondo me raccontavano anche molte mezze verità. Per questo alla fine ho preferito chiedere alla coppia di scegliersi un altro avvocato che potesse assisterli nel procedimento giudiziario".

Antonio Lecci