A Reggio già tre carriere ’Alias’: una alle medie

La nostra provincia svetta per scuole che permettono a chi è in transizione di genere di scegliere nome e sesso al momento dell’iscrizione

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di Maya Menozzi

Una scuola che sta al passo con i tempi quando tutto attorno sembra cambiare velocemente. Parliamo delle cosiddette carriere Alias, un’opportunità fondamentale per tutti gli studenti e le studentesse in fase di transizione di genere: in pratica si tratta di poter dichiarare, al momento dell’iscrizione, un’identità differente da quella anagrafica, valida all’interno del proprio istituto. Questo in sostanza permetterebbe ai giovanissimi di sentirsi accolti con il nome (e il sesso) che più desiderano, evitando discriminazioni. Ma nella nostra provincia?

Anche su questo tema Reggio si distingue, contando già tre scuole che permettono l’attivazione della carriera Alias: l’istituto comprensivo di Montecchio e i licei Canossa e Chierici. Un numero che al momento non sembra essere reggiunto da nessun’altra provincia in tutta la Regione (ne risultano soltanto due a Bologna).

"Abbiamo avuto un’esigenza a cui era doveroso rispondere – ha detto Elena Viale, preside a Montecchio – Nell’istituto stiamo proprio lavorando nell’ottica di un’inclusione che riguardi tutti e, davanti a bisogni oggettivi di ragazzi che devono essere accolti a tutti gli effetti, la scuola non può tirarsi indietro. Bisogna mettersi in ascolto; la richiesta che abbiamo avuto veniva dalle medie, ma il regolamento è stato adottato come istituto comprensivo".

Proprio perché più vicino ai giovani, il mondo della scuola, ancor prima della politica, dovrà rendersi capace di affrontare questa nuova sfida: una generazione più consapevole di sé sotto certi aspetti e perciò più attenta e sensibile alla questione del gender.

"Anche noi abbiamo ricevuto una richiesta, nata da un’esigenza per transizione, di iniziare questo percorso per poter scegliere un nome elettivo – ha aggiunto Daniele Cottafavi, dirigente del Canossa – Il registro elettronico è stato dunque adeguatamente attivato e in tutti i documenti scolastici compare il nome prescelto. Ovviamente c’è una procedura diversa a seconda che lo studente o la studentessa sia maggiorenne o minorenne, e in questo caso la domanda è portata avanti anche grazie alla famiglia. Mi ha stupito molto in positivo che non ci sia stata nessuna forma di polemica: mi ha fatto capire che siamo abbastanza maturi per questo passo".

Un passo in avanti per i diritti civili quindi, che nasce dal basso grazie a persone che scelgono di schierarsi apertamente: "È giusto che i ragazzi di questa età possano esprimersi per ciò che sono ed essere per questo tutelati – ha detto il professor Evaristo Rota, dalla vicepresidenza del Chierici – Abbiamo perciò stilato un regolamento interno per gestire queste situazioni e dare così risposta alle diverse richieste della nostra utenza".

Un cambiamento che è probabile possa coinvolgere altri istituti in futuro: "Nonostante l’Italia rimanga un Paese che fa fatica ad adeguare le norme alle vite della gente, a Reggio incontriamo sempre più persone con grande responsabilità e con capacità di ascolto nei confronti dei ragazzi e degli studenti, per rendergli la vita più facile – ha commentato Alberto Nicolini, presidente dell’Arcigay Reggio – Le azioni importanti avvengono anche grazie alla voce dei ragazzi, degli insegnanti e delle famiglie che supportano queste situazioni. L’invito, dunque, è quello a chiunque lavori nelle scuole di parlare di queste cose, e noi ci siamo".