Abusi sessuali, la mamma di Reggio. "Ti vendo foto di mia figlia per 500 euro"

Per il Gip di Firenze, le immagini venivano lautamente pagate da un ’istigatore’ di Grosseto. Insieme a loro, arrestata anche la moglie del 40enne

La piccola aveva soli tre anni (foto d'archivio)

La piccola aveva soli tre anni (foto d'archivio)

Reggio Emilia, 8 febbraio 2020 - Fotografare le violenze sessuali perpetrate sulla figlia di tre anni per mandarle - in cambio di soldi - a un 40enne istigatore di Grossetto. È l’abominevole quadro che emerge dall’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal tribunale di Firenze, nei confronti di una mamma reggiana, sulla quarantina. Ma non solo. Perché in manette è finita anche la moglie del 40enne, anche lei di Grosseto, per gli stessi orrori rivolti in questo caso alla loro piccola. Qui pende la frase forse più pesante scritta dal gip Agnese Di Girolamo, che ben inquadra i terribili racconti: "Dalle loro chat - si legge - emerge come assolutamente verosimile" che la gravidanza sia stata voluta "con il preciso intento di realizzare le fantasie sessuali condivise".

Aggiornamento Si teme anche per il figlio

Le indagini condotte dalla polizia postale toscana partono proprio dal 40enne. Nello scorso novembre era stato condannato in abbreviato alla pena di due anni e quattro mesi di reclusione (e 2.600 euro di multa) per la diffusione di materiale pedopornografico sulla piattaforma di messaggistica ’Telegram’. Lì aveva un gruppo specifico, con cui intratteneva contatti - tra gli altri - proprio con le due donne, tra cui la reggiana.

Residente in periferia, ha una bimba di nome Emma (dicitura di fantasia per proteggere l’identità della figlia, di cui non diremo nemmeno l’età attuale). Ed è proprio quella piccola ad aver subito a soli tre anni le violenze raccontate nei minimi dettagli nell’ordinanza. Non le ripeteremo, ma si tratta di abusi sessuali terribili, e di frasi - quelle riportate tra la donna e il 40enne di Grosseto - che rappresentano "vere e proprie perversioni" come si legge nelle carte.

In un solo anno, sono state riscontrate ben 13 occasioni diverse in cui sono stati scambiate foto via messaggistica degli abusi sulla piccola Emma. Il tutto per alcune centinaia di euro, "anche 500" come riportano le intercettazioni in alcuni specifici casi. Le "disagiate condizioni economiche della donna" sono alla base del provvedimento di custodia cautelare in carcere emesso dal giudice Di Girolamo. La donna ha un compagno, che dai primi accertamenti risulterebbe totalmente estraneo e ignaro di quanto accadesse. Ma nel corso degli anni - nonostante la bambina stesse crescendo - ha continuato a scrivere al 40enne di Grosseto. La reggiana era "bisognosa di soldi", pur consapevole come la piccola Emma "stesse diventando più grande, e quindi temeva che potesse raccontare tutto al suo compagno".

Nonostante l’invio di materiale pedopornografico si fosse ridotto insomma, la donna non era assolutamente intenzionata a smettere. Emblematica in tal senso la frase della dirigente della Polposta toscana, Barbara Strappato: "La vera notizia è che finalmente le due bambine sono al sicuro". Il riferimento comprende anche la piccola figlia dei due orchi di Grosseto; il loro futuro ora è affidato ai servizi sociali, che le hanno condotte in un luogo protetto.

Dalle indagini inoltre emerge come il 40enne di Grosseto - vero e proprio adescatore delle due secondo l’ordinanza - fosse già stato condannato a un a nno e 6 mesi nel 2006 per pornografia minorile e detenzione di materiale pedopornografico. Per la reggiana invece - oltre all’accusa di violenza sessuale nei confronti di minore - c’è l’aggravante di aver abusato in qualità di madre, oltre alla produzione di materiale pedopornografico.