
Cecilia Robustelli, professoressa ordinaria di Linguistica italiana a Unimore
di Lara Maria Ferrari
Con "vivo piacere e grande soddisfazione" Cecilia Robustelli accoglie il suo ingresso tra gli undici nuovi accademici corrispondenti italiani dell’Accademia della Crusca. La professoressa reggiana del dipartimento di Studi Linguistici e Culturali di Unimore è stata nominata dal Collegio degli accademici della Crusca, riunitosi in seduta straordinaria.
Professoressa, come ha accolto la notizia?
"Sono grata all’Accademia della Crusca per la nomina ad Accademica, che considero un generoso riconoscimento dei miei studi nel campo della linguistica italiana, da quelli sulla sintassi storica e sulla politica linguistica europea – anche in qualità di delegata dell’Accademia nella European Federation of National Institutions for Language, di cui sono oggi vicepresidente – a quelli sul linguaggio sessista e più ampiamente non discriminante, un campo in cui si coniugano il mio impegno scientifico e quello civile a favore di un cambiamento culturale del quale l’uso della lingua rappresenta uno strumento potente".
Lei affianca alla docenza molta ricerca ed esperienze all’estero.
"Nei miei 25 anni agli Studi Linguistici e Culturali del nostro Ateneo ho sempre cercato di nutrire il mio insegnamento con i risultati dei miei approfondimenti, per sviluppare la riflessione scientifica sulla lingua e stimolare a un suo uso consapevole le centinaia di allieve e allievi che hanno frequentato i miei corsi: vorrei condividere con loro la soddisfazione per questo riconoscimento".
In quale stato di salute versa, oggi, la lingua italiana?
"La nostra lingua è come un bellissimo giardino rigoglioso, e come in ogni giardino piante e arbusti possono essere più affaticati o meno, ma la forza della lingua italiana c’è sempre. Oggi è sottoposta a piccoli mutamenti dovuti ai cambiamenti sociali, allo sviluppo tecnologico, al contatto con altre lingue, ma questo indica solo una grande vitalità della lingua. È necessario però che le persone abbiano maggiore consapevolezza di come deve essere usata".
C’è una scarsa conoscenza, talvolta, lei dice?
"Sì, soprattutto c’è la convinzione che sia sufficiente saperla parlare per conoscerla, mentre è necessario anche conoscerne regole e funzionamento per riuscire a usarla con consapevolezza. È per questo che sono molto felice di insegnare Linguistica Italiana".
Che opinione ha delle ragazze e dei ragazzi che frequentano i suoi corsi?
"L’impressione è che siano ragazzi curiosi e attenti, pronti a imparare. Che abbiano, certamente, bisogno di attenzione, di cura e che ci si dedichi a loro. Hanno molta meno pratica di testi scritti di una certa complessità rispetto alle generazioni che li hanno preceduti perché sono più abituati al parlato e a testi semplici e brevi come quelli dei blog e in genere dei media. Questo non vuol dire demonizzare educazione e competenze digitali, ma affiancarle a quelle diciamo tradizionali. Quindi ricordare loro che leggere un libro ha una funzione importante, non solo per la costruzione delle loro competenze ma per la loro capacità di pensare e ragionare".