Accusata delle vessazioni verso un anziano ospite una delle operatici della casa di riposo si discolpa: "Non l’ho mai né toccato né picchiato"

"Non ho mai avuto atteggiamenti aggressivi o mancanza di rispetto verso l’anziano, che soffriva di una patologia non facilmente gestibile".

Ha rigettato ogni accusa Antonia Iacovino, 51 anni, una delle sei operatrici socioassitenziali che lavoravano nella casa di riposo di via Mandriolo a Correggio, finite a processo per le presunte vessazioni che avrebbero inflitto a un anziano ospite.

Qui, secondo la tesi del pm Maria Rita Pantani, Arduino Gigante, classe 1936, fu sottoposto tra l’ottobre 2016 e il marzo 2018 a comportamenti per i quali sono stati contestati i reati di maltrattamenti e violenza privata. L’anziano è venuto poi a mancare due anni fa, durante l’emergenza Covid. I figli dell’anziano si sono costituiti parte civile. Stessa scelta l’hanno fatta la Regione, l’Ausl, il Comune di Correggio e l’Unione dei Comuni Pianura reggiana.

La cooperativa Coopselios figura anche nella veste di responsabile civile: in caso di condanna delle lavoratrici sarà chiamata a liquidare. Nell’ultima udienza, celebrata davanti al giudice Chiara Alberti, la donna ha ribadito di non aver mai pronunciato alcune frasi che le erano state attribuite, "fatto che era emerso - rimarca il suo avvocato difensore Cosimo Zaccaria - anche dalle intercettazioni ambientali".

Ha fatto riferimento a condizioni di lavoro non agevoli, con turni in cui due colleghe dovevano seguire 47 malati: "Ma l’anziano era accudito con la stessa cura riservata a tutti gli altri, e con attenzione per la sua patologia". La donna, che aveva alle spalle una quindicina di anni di esperienza nel settore, e ora svolge attività domiciliare, ha respinto l’accusa di aver usato modi violenti verso l’anziano: "Non l’ho mai né toccato né picchiato". E ha rimarcato le difficoltà pratiche nel dover accudire lei, una donna minuta, anziani di corporatura più pesante.

Alessandra Codeluppi