Accusato di maltrattamenti e assolto per tre volte

Finito l’incubo per un uomo portato in tribunale dalla ex compagna

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Tre volte denunciato dalla sua ex compagna, tre volte processato e tre volte assolto. E ora lui, che ha trascorso sei mesi in custodia cautelare ai domiciliari, sta valutando, assistito dagli avvocati Carmine Migale (in foto a destra) e Giovanni Tarquini, se chiedere i danni "per ingiusta detenzione". È l’odissea giudiziaria, e umana, vissuta da un 38enne residente a Scandiano, per le presunte vessazioni a lui attribuite tra il 2015 e il 2019. Su segnalazione della convivente, dapprima fu indagato per stalking, e poi per maltrattamenti ed estorsione: i due procedimenti si sono conclusi con l’assoluzione. Lei lo ha di nuovo accusato degli stessi due reati anche per il 2018. La donna aveva denunciato di subire sofferenze fisiche e psichiche in modo continuativo: a suo dire, lui l’aveva picchiata quotidianamente, schiaffeggiata e afferrata per la gola anche durante la gravidanza. E l’aveva costretta a dargli periodicamente soldi che lui spendeva in alcol e gioco d’azzardo, portandola anche con la forza a prelevare soldi dagli sportelli bancomat (due tranche da 500 euro l’una).

Nel primo procedimento lui era stato sottoposto al divieto di avvicinamento e poi, dopo averlo violato, ai domiciliari. In quest’ultimo processo, il pm Valentina Salvi aveva chiesto 4 anni. La donna non si è costituita parte civile. Ieri il giudice Michela Caputo lo ha assolto. La difesa ha sostenuto che l’imputato, operaio specializzato che guadagnava 2.200 euro al mese, versasse ogni mese sul conto corrente l’80% dello stipendio per lei e i figli. Ma poi i rapporti si sono incrinati: lui le ha chiesto i soldi dicendole che erano suoi, ma lei non voleva darli. A quel punto è scattata la denuncia della donna. "Nessuna estorsione: abbiamo dimostrato attraverso i bonifici che il nostro assistito in due anni le aveva versato suo conto 10.600 euro. Dunque lui stava solo chiedendo soldi che erano suoi". I legali hanno anche sostenuto l’assenza di prove per i maltrattamenti fisici e per i problemi da alcol o gioco d’azzardo: "Non ci sono testimoni, certificati medici e neppure comunicazioni dell’ospedale a sostegno delle dipendenze patologiche". Secondo l’avvocato Migale, "la prova stava solo nel racconto fatto dalla persona offesa, che però non ha trovato alcun riscontro. Come tante volte accade dopo la fine di una relazione, le denunce vengono fatte anche solo per ripicca".

Alessandra Codeluppi