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LARA MARIA FERRARI
Cronaca

Achille Corradini è morto, addio al presidente di Am.A.Re e capitano d’impresa

Aveva 86 anni, stroncato da un malore nella sua casa a Forte dei Marmi uno degli uomini più conosciuti e amati della città

Achille Corradini con il prefetto Iolanda Rolli
Achille Corradini con il prefetto Iolanda Rolli

Reggio Emilia, 10 aprile 2023 – Con moltissimi amici, parenti e conoscenti aveva scambiato gli auguri di buona Pasqua soltanto il giorno prima, quando nulla lasciava presagire quel che è successo, per poi partire alla volta di Forte dei Marmi insieme alla moglie Marta e al figlio Fabio. Invece è sopraggiunto un malore improvviso a interrompere il weekend festivo di Achille Corradini, morto domenica all’ospedale di Lido di Camaiore per il complicarsi di una ischemia intestinale. Figura assai conosciuta in città, l’imprenditore e filantropo reggiano aveva 86 anni e ha trascorso gli ultimi momenti accanto alla compagna di una vita, Marta - si conoscevano dalle scuole elementari - e al figlio Fabio, mentre l’altro figlio, Gianluca, si trovava all’estero. Fondatore e patron della Sonavox, Corradini è stato fra i primi a occuparsi del commercio di computer e strumentazione elettronica - ricorda il caro amico Carlo Baldi - intraprendendo viaggi a Hong Kong e nella Cina continentale per internazionalizzare le vendite, dimostrando uno spiccato fiuto per gli affari per quei tempi.

Soltanto una delle sue attitudini, se consideriamo che dopo la pensione un’altra attività ha completamente assorbito le sue energie. La diffusione dell’arte, attraverso la promozione di numerose iniziative, tutte di alto livello, che coinvolgevano pittori, scultori e musicisti della nostra città, era diventata per Achille impegno quotidiano, un impegno che lo assorbiva anima e corpo e gli rasserenava lo spirito. Indomito, come sa chi lo conosceva bene, fra cui la sottoscritta.

Un’arte di qualità, poiché i nomi da lui interpellati appartenevano alla più importante scena artistica reggiana, sia nel campo dell’arte figurativa o astratta, sia nel campo musicale. Ma l’arte non doveva mai essere disgiunta dalla missione benefica, perché fare del bene per Corradini era divenuta esigenza primaria.

Un senso della solidarietà vissuto fino in fondo, perché, diceva, “Il dono deve arrivare integro al bisogno”. Da questo principio muoveva anche l’organizzazione dell’ultimo progetto espositivo ‘Sedici artisti per Hésed”, per cui era riuscito ad ottenere la concessione delle pregiate sale di palazzo da Mosto e la disponibilità a donare le proprie opere da parte di importanti artisti del territorio. “Amate e sarete amati”, ripeteva sempre.

Una esortazione, anzi, di più. Un mantra, entrato a pieno titolo nel nome della sua associazione AM.A.RE, Amici dell’Arte per Reggio, con la quale ha raccolto 20mila euro, prontamente donati al termine della mostra a Barbara Ferrari, presidentessa di Hésed, associazione che accoglie e reinserisce attraverso il lavoro persone in situazioni di difficoltà, emarginazione sociale e disagio psichico. Altra forma in cui si esplicava il bene di Achille verso il prossimo era il sostegno economico a un violista venezuelano giovanissimo e di talento, ora entrato nell’orchestra del Conservatorio Peri - Merulo, che grazie a Corradini è potuto arrivare nel nostro Paese e stabilirsi a Reggio, dove ha potuto approfondire lo studio della viola e tenere concerti.

Achille Corradini ha fortemente voluto e sostenuto due eventi artistico - musicali di grande rilievo, fra cui la presentazione dell’opera Chlorophelia di Omar Galliani, giusto l’estate scorsa, ai Chiostri di San Pietro, con il concerto dei giovani dell’Orchestra del Peri diretti da Marco Boni, direttore onorario dell’Orchestra da Camera del Concertgebouw di Amsterdam, e i danzatori di Agora Coaching Project. Una serata magica, in cui le arti in campo si sono incontrate in un connubio di perfetta armonia.

Tante personalità dell’imprenditoria reggiana e anche tanti artisti stanno piangendo Achille in queste ore, sopraffatti da un moto spontaneo di affetto, quello che lui con la sua simpatia ed empatia sapeva suscitare, ma anche scossi dallo choc, da una solida incredulità. Quella che ha preso me alla notizia della scomparsa. Che ha preso Carlo Baldi. “Abbiamo condiviso l’impegno politico nella lista del mio laboratorio. Mi ha telefonato prima di partire per il mare per scambiarci gli auguri. Sia nella professione sia nei rapporti di amicizia, avvertivo in lui una grande voglia di fare e curiosità. Benché avesse una preparazione scolastica esigua, possedeva l’intelligenza del fare. Ricordo che, sapendo che sono appassionato di storia e fatti locali, voleva accompagnarmi per la città per conoscere edifici e storie delle persone. Nella nostra piccola cordata politica mostrava idee innovative e profonda era la sua sete di sapere.

Aveva forza e desiderio di apparire ma era anche pieno di iniziativa. Sapeva legare come pochi e otteneva risultati, vivendo ogni piccola o grande contraddizione del suo animo, come tutti. Nato dal nulla, ha dato un contributo molto positivo alla nostra città”. Quando una persona scompare i legami, le relazioni che aveva intessuto diventano una chiave per raccontare chi era, quella persona. Questo accade sia a livello conscio sia inconscio. Immediatamente, appena ho saputo mi si sono accese decine di lampadine, corrispondenti ad altrettanti nomi, facce, progetti, fili pendenti che inevitabilmente Achille ha lasciato dietro di sé. Eravamo molto amici.

Penultimo di 15 (quindici) figli, prova vivente di un indice demografico completamente ribaltato nel dopoguerra rispetto ad ora, Achille aveva festeggiato 50 di matrimonio nel 2014 con Marta - che ogni tanto chiamava Martina - e mi parlava della mamma Anna, Corradini anche lei di cognome, nelle nostre traversate in macchina, fra città e montagna, per raggiungere gli studi degli artisti con cui era in parola per organizzare mostre. Abbiamo condiviso moltissime iniziative e discorsi che, partendo da uno spunto materiale qualsiasi, si spingevano oltre, fino a toccare temi filosofici e religiosi, oserei dire, come quello della condizione umana e dei giovani. “Sono in pensiero per i giovani - rivelava - stiamo consegnando loro un brutto mondo. Non c’è più etica. Non c’è compassione”.

Amico carissimo, per certi versi era una figura assimilabile al pigmalione, sebbene non potesse esserlo in senso proprio. Sincerità, affetto e grande stima ci univano. Qualità che ci permetteva di essere critici l’una nei confronti dell’altro e viceversa. È capitato viste le età differenti che io notassi in lui certi atteggiamenti paternalistici, ma bastava farglielo notare perché Achille li mettesse subito in discussione. Dote rara, davvero. Quando l’età si fa importante e vi si giunge nella pienezza della forma che quell’età consente, si usa dire “Sei in forma smagliante, quante cose fai, sei energico e scattante”. Sicuramente lusingato da tutte queste attenzioni, Achille non se ne lasciava incantare, perché rincorreva qualcosa, un ideale di bellezza terrena attraverso l’arte, che per lui era prima di tutto una consuetudine di cui amava circondarsi, nella vita privata, e, strettamente legata alla prima, in quella pubblica. Attraverso una quantità esponenziale di attività filantropiche e benefiche, che, affermava, gli accrescevano l’autostima. “Lo faccio per il mio ego”, dichiarava. Spesso, ricordo, guardava i miei appunti rimanendo stupito di come potesse farsi strada un singolo pensiero limpido in mezzo a tanto disordine.

Non si contano più le volte in cui salendo verso la montagna per raggiungere la casa di un artista mi ha fulminata esortandomi a guardare con gioia il profilo soleggiato delle montagne. A godere della bellezza della natura. Rimasi disarmata quella volta che se ne uscì all’improvviso con “Ci vorrebbe un videomaker”, per dire che era consapevole dell’importanza di una comunicazione aggiornata degli eventi. Fra le immagini più vivide che conservo adesso, le presentazioni con il suo amatissimo nipote, al quale voleva trasmettere la passione per l’arte, e la sua terrazza, puntata verso il cielo. “Sai, quando mi trovo tra le mie piante e guardo le stelle da qui, mi sento la persona più fortunata del mondo”.