Achille, "gran signore e generoso" Lacrime ai funerali di Corradini

L’imprenditore e filantropo ieri è stato salutato dai tantissimi amici che si era creato in città. Oltre a politici e imprenditori, c’era anche una nutrita truppa di artisti che hanno collaborato con lui.

Achille, "gran signore e generoso"  Lacrime ai funerali di Corradini

Achille, "gran signore e generoso" Lacrime ai funerali di Corradini

di Lara Maria Ferrari

"Un gran signore, generoso, perno di tutta la sua numerosa famiglia e amico sincero, amabile, dotato di un sorriso disarmante. Un essere umano unico e irripetibile, che nostro Signore ha pensato, creato e di nuovo voluto accanto a sé, proprio nel giorno di Pasqua". Con queste toccanti parole, nelle quali gli astanti potevano ognuno nella sua esperienza di incontro, riconoscere Achille, il parroco della chiesa della Roncina ha reso l’estremo saluto ad Achille Corradini, scomparso il 9 aprile in Versilia, a 85 anni. Un’omelìa semplice, commovente, eppure perfetta nel delineare l’uomo, lo sposo, il padre, il nonno, lo zio, l’imprenditore Achille, che tanti reggiani conoscevano e avevano nel cuore. C’erano i suoi cari, la moglie Marta, i figli Fabio e Gianluca, questi con la sua famiglia, fra cui i due figli, nipoti adorati di Achille, le due nipoti che a testa hanno tenuto un sentito discorso in memoria dello zio, l’ex vicesindaco Matteo Sassi, il nipote Giuseppe Pagliani, gli amici delle carte al Cere, tanti volti noti e personalità della cultura di Reggio.

Fra questi, Marco Fiorini, direttore del Conservatorio Peri, gli artisti Francesco Simonazzi, Marino Iotti, Omar e Michelangelo Galliani, Carlo Mastronardi, l’editore Andrea Casoli e il caro amico giornalista Pierluigi Ghiggini. Tutti ancora visibilmente scossi nel pensare alla notizia, improvvisa, della morte del loro caro amico e congiunto. Perciò ieri si sono dati appuntamento qui, per le esequie, nella chiesa un tempo guidata da don Ennio Munari. Achille Corradini era un carattere aperto a tal punto da non esitare, nemmeno per un attimo, al pensiero di donare a chi si trovava in condizioni di svantaggio, sia materiale, che fisico ed economico.

Non si contano le azioni di solidarietà che avevano contrassegnato una parte importante della vita dell’ex imprenditore reggiano. Anche se lui, chi lo conosceva bene lo sa, alla parola filantropo o mecenate si scherniva. "Ma no, dai!", diceva, evidenziando una spontanea umiltà. Eppure questo era, nei fatti e in un’accezione contemporanea del termine. Non che rifuggisse la visibilità, anzi. Ma l’essere noto nella sua città doveva comunque discendere dal fare il bene al prossimo. Per lui sempre al primo posto. E allora sì, che si faceva promotore e organizzatore con la sua associazione Am.A.RE di alcuni importanti progetti espositivi e spettacoli che univano le arti con l’intento di far conoscere alla comunità reggiana delicate realtà del terzo settore, come la cooperativa sociale Hésed. Quando si convinceva della bontà di un progetto, di una persona, di una fondazione, Achille non esitava e andava verso. Ripetendo a se stesso che non c’è gioia più grande del dare.