MONICA ROSSI
Cronaca

Acqua potabile, sos di Greenpeace: "Contaminazione da Pfas a Reggio. Dati allarmanti per la salute"

L’analisi indipendente è stata condotta du 260 campioni in 235 comuni italiani, in tutte le regioni. Presenti composti poli e perfluoroalchilici considerati "tossici e cancerogeni"

L’analisi indipendente è stata condotta du 260 campioni in 235 comuni italiani, in tutte le regioni

L’analisi indipendente è stata condotta du 260 campioni in 235 comuni italiani, in tutte le regioni

Reggio Emilia, 23 gennaio 2025 – L’acqua potabile della nostra città sotto i riflettori. Greenpeace ha reso pubblici i risultati di un’indagine indipendente che ha condotto nelle acque potabili italiane, nei mesi di settembre e ottobre 2024, per verificare lo stato della contaminazione da Pfas. Il comune di Reggio Emilia si posiziona al secondo posto in Emilia Romagna e settimo in Italia per valori massimi di Pfas, composti poli e perfluoroalchilici considerati "tossici e cancerogeni".

Le analisi, condotte da un laboratorio indipendente e certificato che ha preso in esame 260 campioni in 235 comuni italiani di tutte le Regioni e le Province autonome, hanno determinato la presenza di 58 molecole Pfas e, in 206 dei 260 campioni, è stata registrata la presenza di almeno una sostanza riconducibile al gruppo dei Pfas.

"Dati che, stando ai parametri di legge fissati a livello comunitario, risulterebbero estremamente allarmanti per la salute", stando a quanto riferisce Greenpeace. Le maggiori criticità si registrano in quasi tutte le Regioni del Centro-Nord dove l’Emilia Romagna – soprattutto con i comuni di Ferrara, Comacchio, Reggio Emilia – si posiziona tra le regioni con l’acqua potabile maggiormente inquinata.

Le molecole più diffuse che sono emerse dall’indagine e che sono state riscontrate in quasi tutti i prelievi, fa sapere Greenpeace, "sono risultate il cancerogeno Pfoa (nel 47% dei campioni), seguito dal composto Tfa e dal possibile cancerogeno Pfos".

A oggi la presenza dei Pfas non è regolamentata nelle acque potabili nazionali: solo a partire dal 12 gennaio 2026 entrerà in vigore la direttiva comunitaria 2020/2184, recepita con Decreto legislativo 18/2023, che impone per la prima volta limiti normativi alla presenza di Pfas nelle acque potabili. A oggi quindi non è obbligatorio per gli enti preposti verificare la presenza di questi inquinanti.

Greenpeace indica inoltre che "la quasi totalità dei campioni è stata prelevata presso fontane pubbliche e, una volta raccolti, i campioni sono stati analizzati da un laboratorio indipendente e accreditato per la quantificazione di 58 molecole appartenenti all’ampio gruppo dei Pfas".

Per ogni provincia i campionamenti hanno interessato tutti i comuni capoluogo.

Le Regioni con la contaminazione più diffusa sono risultate essere la Liguria (8 campioni contaminati su 8 analizzati), Trentino Alto Adige (4/4), Valle d’Aosta (2/2), Veneto (19/20), Emilia Romagna (18/19), Calabria (12/13), Piemonte (26/29), Sardegna (11/13), Marche (10/12) e Toscana (25/31).

Le sostanze Pfas, detti anche "inquinanti eterni" sono risultate presenti nel 79% dei campioni analizzati e, nel nostro comune, la somma di Pfas è risultata essere di 44,7 nanogrammi per litro, un dato sicuramente da bollino rosso dal momento che la direttiva sull’acqua potabile fissa il parametro a 100 nanogrammi per litro.

Questo dato porterebbe il comune di Reggio Emilia tra i comuni con l’acqua potabile "più inquinata". Sono state riscontrate anche altre sostanze potenzialmente pericolose come il composto Tfa (L’acido trifluoroacetico) e il Pfba, altra sostanza chimica di recente introduzione ma non per questo meno pericolosa. Occorre ricordare che le sostanze Pfas agiscono come interferenti endocrini e possono provocare danni alla tiroide, al fegato, al sistema immunitario e alla fertilità.

Greenpeace chiede dunque di "varare un provvedimento che vieti l’uso e la produzione di tutti i Pfas in Italia; rivedere al ribasso i valori limite sulla presenza di Pfas nelle acque potabili, allineando tali riferimenti normativi alle più recenti evidenze scientifiche; garantire a tutta la popolazione l’accesso ad acqua potabile priva di Pfas; fissare per le industrie un valore limite allo scarico di queste sostanze in ogni matrice (acqua, aria, suoli), oltre a limiti restrittivi nei depuratori civili e industriali e nei fanghi; supportare i comparti produttivi nazionali in un piano di riconversione industriale che faccia a meno dei Pfas".