
‘Gianni’, come era noto, stroncato da una malattia a 77 anni. Aprì due storici locali in centro e in via Emilia. Lascia la moglie Anna e i figli Barbara e Cristian protagonisti con lui nelle attività. Domani i funerali.
Addio all’ex ristoratore Giorgio Marchi. Aveva 77 anni. Marchi, noto come ‘Gianni’, si è spento martedì sera all’arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio a causa di una malattia. A Rubiera aveva inizialmente gestito dal 1969 il ristorante il Gattopardo, poi il bar Panevino in centro sotto i portici e infine il ristorante Panevino in via Emilia Ovest fino al 2015. Locali condotti assieme alla moglie e ai figli. "Sempre gioviale e bonario con tutti, Juve nel cuore, in questi ultimi anni aveva avviato una piccola attività ricettiva e si dedicava con meticolosa passione al suo apprezzato giardino assieme all’amatissima moglie Anna – dicono i famigliari –. Era molto noto nel settore della ristorazione reggiana e in particolare di Rubiera".
Il 77enne lascia la moglie Anna, i figli Barbara e Cristian, i nipoti Mattia, Nicolò e Jacopo, il genero Pierpaolo e gli altri parenti. I funerali si svolgeranno domani mattina alle 9,45 partendo dalla casa del commiato del cimitero di Rubiera per l’oratorio Don Bosco di Rubiera dove si formerà il corteo per la locale chiesa parrocchiale. La salma di Marchi sarà poi cremata. Questa sera, alle 20,30, in chiesa a Rubiera sarà recitato il rosario in suffragio del defunto. Tanti i messaggi di vicinanza arrivati subito alla famiglia dello storico ristoratore.
Anche il sindaco rubierese Emanuele Cavallaro ha espresso il proprio cordoglio, pubblicando un messaggio su Facebook, per la morte di Marchi: "Pensare ad una persona che ci ha lasciato e sentire il profumo di tagliatelle al ragù: se non si trattasse di Gianni Marchi, sarebbe credo irrispettoso. Ma credo che lui, grande ristoratore del cui talento per tanti anni Rubiera ha potuto approfittare, ne sarebbe lieto: perché la sua cucina gli assomigliava terribilmente. Autentica, generosa. Era impossibile alzarsi da tavola tristi, da Gianni. Era difficile alzarsi, per la verità. E lui sapeva benissimo cosa volesse dire prendersi cura di te, intuendo un attimo prima quello che avresti chiesto". Cavallaro ha ricordato anche la sua generosità, gentilezza, allegria. "Siamo anche stati vicini di casa per un po’ – sottolinea il primo cittadino –. Un abbraccio a tutti i suoi cari. Quelle tagliatelle lì non le ritroveremo mai più".
Matteo Barca