Adescò una minorenne Condannato a 14 mesi

Sentenza confermata in Appello per un 52enne vicino di casa della giovane. La vittima all’epoca dei fatti aveva 13 anni, raccontò tutto alle amiche

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Era già stato condannato nel 2019 a un anno e due mesi, in primo grado, in tribunale a Reggio. Il reato? Adescamento di minore. Una decisione che ha retto anche al test del secondo grado di giudizio. Nei giorni scorsi, la Corte d’Appello di Bologna (presieduta dal giudice Donatella Di Fiore; a latere Maria Laura Benni e Paola Passerone) ha confermato la sentenza della dottoressa Chiara Alberti.

La vicenda risale al 2016 e vede come imputato un uomo di 52 anni, residente in città e la vittima, una ragazzina, anch’essa di Reggio, che all’epoca dei fatti aveva 13 anni. Secondo la ricostruzione emersa nel corso del procedimento, l’uomo – un vicino di casa della giovane – l’avrebbe approcciata in almeno tre occasioni distinte. L’ultima delle quali davanti a una palestra della città dove lei andava a giocare a pallavolo.

Un’escalation di avances sempre più pesanti come emerge dalle carte processuali: "L’uomo adescava la minore, chiedendole se era sviluppata, se aveva avuto fidanzati e se aveva già fatto sesso con loro". Di fronte alla ritrosia della ragazzina, le richieste si fanno più pesanti ed esplicite con l’offerta di riaccompagnarla a casa dopo la palestra. La bambina, dopo aver rifiutato tutto questo, scoppia a piangere e racconta l’accaduto alle compagne di squadra che riferiscono a loro volta all’allenatrice. La quale informa immediatamente i genitori che sporgono denuncia. Da qui le indagini e successivamente il processo in cui la vittima e la sua famiglia si costituiscono parti civili, rappresentati dall’avvocato Ernesto D’Andrea.

Sulla base di elementi probatori sostanziati dalla testimonianza stessa della vittima, il 52enne viene condannato alla pena di un anno e due mesi. Il legale di quest’ultimo impugna in Appello, ma qui viene confermato in toto quanto stabilito in primo grado. L’elemento centrale sul quale è stato imperniato il procedimento è la credibilità del racconto in aula della vittima. Su questo la Corte sgombera ogni dubbio sostenendo che "Nonostante alcune imprecisioni di dettaglio, relative ad elementi di contorno e all’esatta collocazione cronologica dei fatti, la ragazzina rende un racconto coerente, logico, preciso e circostanziato. La perizia (cui è stata evidentemente sottoposta, ndr) ha corroborato la sua piena idoneità a rendere testimonianza".

Non solo, oltre alla condanna e la menzione nel casellario giudiziale, la Corte ha stabilito una provvisionale di quattromila euro (ridotta rispetto ai diecimila del primo grado), rimandando ad un successivo procedimento in sede civile, l’esatta quantificazione del danno subito dalla vittima. Due gli elementi finali che emergono dalla vicenda. Il primo è che la sentenza emessa dalla Corte d’Appello risulta irrevocabile perché sono scaduti i termini di impugnazione in Cassazione della stessa. Il secondo: la vittima, che oggi ha 19 anni, a seguito del trauma subito – secondo una perizia psicologica di parte cui è stata sottoposta e che verrà presentata dall’avvocato D’Andrea in sede civile – avrebbe enormi difficoltà a rapportarsi con persone adulte e, in particolare, di sesso maschile.

ni. bo.