Processo Aemilia, le ultime notizie: arrestati i primi condannati

Tra sabato sera e ieri i primi otto arresti, anche fuori provincia: in manette Luigi Silipo, con pena confermata a 11 anni e 10 mesi

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Dal momento in cui la Corte di Cassazione si è pronunciata per chiudere definitivamente il maxi processo Aemilia, sono passate solo poche ore prima che partissero le ricerche dei carabinieri, per trovare i destinatari dei provvedimenti restrittivi. Tra sabato sera e ieri otto condannati sono stati rintracciati, anche fuori provincia.

Tra gli arresti avvenuti nel Reggiano c’è quello di Luigi Silipo, classe 1971 e accusato di associazione mafiosa, condannato a 11 anni e 10 mesi; in manette anche Mario Cannizzo (nato nel 1958 e condannato a 8 anni e 6 mesi), Francesco Manfreda (classe 1971, condanna di 8 anni), Francesco Macrì (1971, 5 anni e 7 mesi) e Giuseppe Ruggiero (1978, 5 anni e 6 mesi).

A Voghera le autorità hanno rintracciato e arrestato Francesco Belfiore, classe 1972, condannato a 4 anni; nel Parmense, infine, sono stati arrestati Francesco Formentini (nato nel 1981 e condannato a 8 anni) e Gaetano Valerio (1960, 3 anni e 4 mesi).

Questi sono solo i primi nomi, emersi ieri, delle persone che dovranno fare i conti con la giustizia, dopo la pronuncia della Corte di Cassazione che due giorni fa ha chiuso definitivamente i giochi. Su un totale di 87 ricorsi ne sono stati bocciati 74: tutte persone per cui la pena data in Appello diventa definitiva. Di quelli bocciati, sono 36 quelli rigettati e 38 quelli dichiarati inammissibili.

"I colleghi reggiani, ma anche quelli di altre realtà provinciali, sono impegnati notte e giorno nella ricerca e cattura dei destinatari dei provvedimenti restrittivi. A loro è rivolto il pensiero e il plauso della Psc Assieme". Queste le parole del segretario nazionale della suddetta associazione professionale, Massimiliano Sottili. "Aemilia non ha certo posto la parola ’fine’ al radicamento della criminalità organizzata nel tessuto socio-economico emiliano – ha aggiunto –. Sicuramente però ha inferto un duro colpo alla ’Ndrangheta, che in Emilia e soprattutto nella provincia reggiana riteneva di poter agire indisturbata".

Da quel giorno di gennaio del 2015, quando parti la maxioperazione che portò a 117 arresti in tutto, arrivando a oggi, può dirsi concluso un capitolo giudiziario tanto doloroso quanto necessario, che ha profondamente segnato la città e tutta la comunità reggiana. Per Sottili qui, d’ora in poi, la mafia "non avrà vita facile". A dimostrare questa previsione sta "l’incisiva attività – ha concluso – del prefetto Iolanda Rolli. Basti pensare che negli ultimi anni sono stati oltre cento i provvedimenti interdittivi antimafia emessi dalla Prefettura".

Una voce più critica sui risvolti della decisione presa dalla Cassazione arriva da Cinzia Franchini, ex presidente nazionale della Cna Fita e oggi presidente di Ruote Libere: "La Cassazione ha confermato le condanne agli imprenditori dell’autotrasporto coinvolti, oltre che la condanna a 3 anni all’ex vicepresidente della Cna di Reggio Emilia – ha spiegato –. Spiace constatare che, dopo la mia uscita, nell’associazione non si è trattato più il tema del radicamento mafioso, che, al di là dei soliti rituali formali, rappresenta una piaga per il settore dell’autotrasporto". Aemilia dunque "pur avendo scattato una fotografia importante di un problema noto, non ha cambiato la realtà: la mafia è ben inglobata nel sistema economico, ma il problema in fondo non è sentito come tale".