Aemilia, la lotta al clan diventa una docufiction

L’opera è prodotta da Rai e Fidelio srl e realizzata con il sostegno della Regione. Già girate alcune riprese in tribunale con un drone

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"Età: 50 anni. Uomo (Nicola). Altezza: 180 centimetri. Fisicità: brizzolato, occhi scuri. Magro e atletico. Caratteristiche: sguardo intenso e deciso, capelli tirati indietro con il gel". E ancora: "Età: 35-40 anni. Sono le caratteristiche richieste per un casting che era volto alla ricerca di attori per una "docufiction" ispirata al processo di ‘ndrangheta ‘Aemilia’ e alle vicende di mafia nel nostro territorio. Nell’annuncio, comparso in luglio sul sito di ‘Emilia Romagna film commission’, non si fa esplicito riferimento a ‘Aemilia’ ma nomi, solo di battesimo, e descrizioni rimandano agli imputati ora condannati in via definitiva. Vedendo ‘Nicola’, impossibile non pensare a Sarcone, il reggente della cosca a Reggio, braccio destro del boss Nicolino Grande Aracri. Leggendo "Età: 45 anni. Uomo (Giuseppe P.). Altezza: 180 centimetri. Fisicità: magro, pochi capelli solo ai lati (stempiatura importante ma non del tutto calvo). Porterà occhiali da vista", la mente va all’avvocato ed ex capogruppo di Forza Italia Giuseppe Pagliani, assolto in giugno in via definitiva. Il docufilm è prodotto da Rai e Fidelio srl e realizzato con il sostegno della Regione attraverso Emilia-Romagna Film Commission, sul cui sito si promuoveva la ricerca di attori: "Si racconta l’evoluzione della provincia emiliana dagli anni 90 agli anni 2000 e di come le istituzioni e la società civile abbiano risposto al tentativo di infiltrazione mafiosa. Un racconto innovativo e incalzante grazie al mix tra ricostruzioni filmiche e materiale di repertorio inedito, diretto da Claudio Canepari e Giuseppe Ghinami". Ieri mattina Canepari e Ghinami sono entrati nell’aula del tribunale di Reggio dove si stava celebrando il processo di ‘!ndrangheta ‘Grimilde’. Alla sceneggiatura del nuovo docufilm hanno dato un consistente contributo due giornalisti: il reggiano Paolo Bonacini, che si è soffermato sulle vicende mafiose avvenute nella nostra provincia, e il modenese Giovanni Tizian, orfano del padre ucciso in Calabria e a sua volta finito nel mirino con minacce pesanti. Da quanto trapela, l’opera si soffermerà sull’indagine che scaturì nel maxiprocesso celebrato a Reggio. Nei giorni di Ferragosto sono state autorizzate riprese del tribunale di Reggio – nel cui cortile si celebrò ‘Aemila’ dentro l’aula bunker – fatte con un drone. Nel docufilm si sviscera com’è nata e come si sviluppò l’inchiesta condotta dai carabinieri, coordinati dalla Dda di Bologna. Si scava nella storia: tra le riprese iniziali figura anche un accenno agli omicidi commessi a Pieve e a Brescello nel 1992 (Nicola Vasapollo e Giuseppe Ruggiero). Il film dovrebbe essere ultimato nei prossimi mesi.

Alessandra Codeluppi