Reggio Emilia, aereo caduto, il pilota: "Sono precipitato: ecco le mie coordinate"

Il sangue freddo e la professionalità di Marco Buratti, 32 anni, hanno permesso di risparmiare la sua vita e quella del passeggero

Il pilota Marco Buratti e l'aereo 'caduto'

Il pilota Marco Buratti e l'aereo 'caduto'

Reggio Emilia, 19 settembre 2022 - Certo, il destino benevolo. Ma se il dramma di sabato sera – l’atterraggio d’emergenza di un aereo biposto, salvi pilota e passeggero – non si è trasformato in tragedia, lo si deve soprattutto alla freddezza e alla professionalità di chi era ai comandi.

Marco Buratti, 32 anni, montecchiese, da una dozzina d’anni pilota di linea (ora di Easy Jet dopo la scuola di volo di Forlì e l’esperienza in una compagnia aerea straniera), ha eseguito alla perfezione tutta la procedura d’emergenza.

Quando l’aereo ha arrestato la sua corsa, nei campi coltivati di via Salimbene da Parma, a Sesso, si è assicurato che l’amico passeggero – Diego Bigliardi, 23 anni, socio e gestore della palestra Fit Village – fosse salvo, per sicurezza si è trascinato come l’amico fuori dai rottami del velivolo e ha telefonato al campovolo.

"Sono caduto. Le coordinate sono...", ha detto agli esterreffatti soci della Top Gun, che attendevano il rientro in pista e che – insieme ai soccorritori e ai carabinieri – l’hanno subito raggiunto nei campi, ormai coperti dalle tenebre.

La scuola di volo aveva organizzato nel weekend il consueto e sempre partecipatissimo ’open day’ annuale.

Funziona così: chiunque può presentarsi all’aeroporto e, in cambio di un contributo di trenta euro per le spese di volo (cifra che copre circa la metà dei costi effettivi), può affiancare il pilota in cabina e godere, per una ventina di minuta, dell’ebbrezza del volo, della vista eccezionale della città dell’alto, la perfezione geometrica dei campi coltivati, il profilo maestoso dell’Appennino o la traccia arzigogolata del Grande Fiume.

E’ un’emozione unica, che convince molti neofiti ad iscriverrsi ai corsi di volo della Top Gun e a perpetuare così la passione per questo sport dell’aria.

Doveva andare così anche sabato sera.

Poco prima dell’imbrunire – ben prima dello stop imposti per legge – Diego è salito sul P92 di proprietà della scuola di volo e condotto dall’amico e pilota Marco, che un paio d’anni fa regalò al papà un volo sui cieli di Reggio per ringraziarlo d’averlo aiutato a centrare la professione e il sogno della sua vita.

L’altra sera, dopo una decina di minuti, qualcosa è andato storto. Buratti ha avvertito che l’aereo puntava verso il basso. Non si sarebbe trattato, insomma, di un’avaria del motore. Semmai, di un guasto meccanico la cui natura finirà al vaglio dell’Agenzia nazionale per la sicurezza del volo.

Buratti, con maestria e sangue freddo, ha tentato una volta, due, tre di tenere il mezzo aereo nella corretta posizione di volo. Quando ha capito che non ci sarebbe stato nulla da fare, ha attuato la procedura d’emergenza. Ha puntato la sua elica fuori città, con lo scopo di diminuire il rischio di causare danni a terzi, ha scelto un campo che dall’alto gli sembrava privo di ostacoli (impressione poi confermata dagli eventi), ha avvertito il passeggero, imponendogli di stringere bene la cintura di sicurezza ed è riuscito a far planare il piccolo aeroplano, attivando poco prima dell’impatto il ’paracadute balistico’.

Si tratta di una velatura d’emergenza contenuta sotto un cofano anteriore della fusoliera.

Non frena la velocità del mezzo in orizzontale, ma si gonfia al di sopra dell’aereo, così come accade nella discesa dei paracadutisti (e dei materiali lanciati dagli aerei in ambito militare).

Il salvavita ha funzionato alla perfezione.

L’assenza di ostacoli sul terreno – poteva esserci una baracca di legno, o un tronco – ha fatto il resto. Nella disgrazia, tanta fortuna. Soprattutto, il sangue freddo del pilota.