Aereo scomparso in Appennino: neve e ghiaccio, ricerche sempre più difficili

Una segnalazione aveva spostato nel Reggiano i tentativi di rintracciare l’aereo di Montanari precipitato. Nuove perlustrazioni nel Modenese

Reggio Emilia, 31 gennaio 2023 – Ricerche ancora senza risultati per l’aviatore Ivano Montanari. Del suo volo non si hanno notizie da sabato mattina. Ieri una segnalazione ha spostato nel reggiano i tentativi di avvistare i resti del velivolo. Sembrava che fosse stato avvistato sabato nella zona dell’Eremo di Santa Maria Maddalena, sul Ventasso.

Sono scattati i tentativi di individuare tracce dell’apparecchio, anche con una ricognizione dall’alto. Ma l’esito è stato negativo e le ricerche nella nostra provincia sono state sospese, tornando in quella che è stata individuata all’inizio come l’area dove potrebbe essere precipitato l’aereo, nel modenese.

Le speranze sono ormai davvero molto fragili. Non solo per la caduta dell’aereo, ma anche per le temperature rigidissime - diversi gradi sotto zero - alle quali avrebbe dovuto sopravvivere per più notti il pilota.

Ivano Montanari, 61 anni, era decollato alle 11.22 dal Campovolo. Il contatto radio è stato perso poco dopo sulla perpendicolare dell’Appennino Modenese, tra Pievepelago e Riolunato. L’ultimo messaggio aveva segnalato il problema meteo: "C’è brutto tempo, rientro". Poi solo silenzio.

“Siamo impegnati in queste ricerche da sabato pomeriggio, collaborando insieme a tutti gli altri enti - dice Cristian Carzoli, vicecapostazione Cimone (Modena) del Saer -. Nei tre giorni abbiamo avuto elicotteri in volo che stanno verificando tutte le zone senza però nessun risultato. Ci sono le squadre di terra che vanno a verificare i punti in base alle testimonianze e ai tracciamenti radar. La movimentazione è molto complessa perchè abbiamo oltre un metro di neve fresca ed è possibile muoversi solo tramite sci da alpinismo".

Anche ieri la giornata di ricerche - concentrate nel territorio di Pievepelago (in particolare Roccapelago) e Riolunato, oltre che nel Reggiano, si è conclusa all’imbrunire con un nulla di fatto.

Gli uomini del Soccorso alpino, i vigili del fuoco, la Guardia di finanza, polizia e carabinieri hanno sorvolato la valle del Pelago per ore, mentre le squadre di terra hanno fiutato l’odore di carburante portato dal vento.

Durante una perlustrazione della protezione civile, infatti, già domenica era stato avvertito un forte odore di carburante concentrato in alcune zone boschive sempre nella direttrice della vecchia via Vandelli. Le aree limitrofe sono state quindi verificate più volte, ma nulla è stato trovato.

L’ipotesi è che possa trattarsi dell’odore del carburante - trasportato dal vento - perso dall’ultraleggero precipitato verosimilmente dopo le 11.39 di sabato, quando il pilota aveva comunicato via radio la sua intenzione a rientrare al campovolo di Reggio a causa del brutto tempo. Una manovra che non gli sarebbe riuscita forse a causa della nebbia. Ieri a Pieve si era sparsa la voce dell’avvistamento del velivolo, poi smentita, sul monte Alpesigola tra Riolunato e Frassinoro.

La difficoltà sta anche nel fatto che il monomotore è un piccolo aereo che pesa circa 300 chili e che, se precipitato tra i boschi, non crea un ’cratere’: "Inoltre è bianco tra la neve bianca, difficilissimo vederlo dall’alto", dicono gli esperti.

Ieri, alla base di Pieve nella sede di protezione civile e vigili del fuoco, sono aumentati i mezzi a disposizione mentre l’Aeronautica militare, che coordina le ricerche, ha continuato ad avvalersi dell’aeroporto di Pavullo per i decolli degli elicotteri. Le ricerche riprenderanno questa mattina.